Tag Archivio per: POETICA

Contro le prefazioni

Confesso che ho peccato. Non molto, ma con godimento pieno. Ho scritto anch’io una manciata di prefazioni (o postfazioni e roba simile) e ogniqualvolta mi si ripropone l’invito, la tentazione è forte e la carne resta debole. Ma mi sono ripromesso di non scriverne più.

Provo infatti avversione per questo genere di testi. La poesia deve presentarsi da sola, offrirsi nuda e cruda.

Soprattutto in caso di poeti contemporanei e di nuove sillogi – dal momento che per riproposte di opere già edite il discorso sarebbe diverso. Continua a leggere

Il libro, bara di Queequeg

È lo scrigno in cui si deposita il dono della solitudine − dono lieto o doloroso, sedimentazione di pena e piena felicità. È la cella in cui la solitudine impossibile dell’uomo si fa possibile perché il monologo narcisistico oppure l’annegamento nella moltitudine oppure il rispecchiamento con l’Altro si cristallizzano in forma compiuta, di parola che tace e ascolta o di parola che si veste di suono e parla nell’incontro, nell’apertura desiderante di un’altra solitudine. È cuore dell’uomo, centro della sua essenza, ma espulso dal buco nero della soggettività, stella dormiente pronta a brillare se carezzata da uno sguardo desto e sognante, perché l’incontro può avvenire solo là fuori, nell’altrove che Ci comprende. È l’algoritmo cangiante di tutte le somiglianze, dove ci sentiremo compresi restando diversi, giacché sarà rifugio e consolazione solo parzialmente, ostello per la sosta. È cella monastica che si fa specola, è specchio che si apre a finestra sul cosmo. È navicella che fa viaggiare nel tempo, lo incanta. È opera d’uomo, ma in cui si riverbera l’eco della stirpe. È l’unico congegno in grado di catturare la coscienza, iniettarla nel futuro. È la mia bara di Queequeg, vuota e leggera, per il naufragio dei figli. Il libro.

 

Controcanto del poeta

Da secoli il poeta ha perso l’aureola. Eppure, proprio per questa marginalità la sua figura s’ammanta ancora di misticismo, di eroismo, di fascinosa dannazione. Il poeta è diventato il reietto, l’escluso, l’incompreso, il solitario. In virtù di un amore totalizzante e irragionevole, esiliato dalla società contemporanea, ora può glorificarsi nella polvere, perché è il più consapevole della falsità dell’alloro con cui ora s’incoronano insulsi pennivendoli, star della mediocrità imperante. E come gode mentre nell’ombra aspira avidamente l’acre vanità che lo circonda! Continua a leggere

Lo spavento di scoprirsi vivi

Stiamo tutti quanti attraversando mesi traumatici, o quantomeno faticosi. In merito alla pandemia si sono sollevati mille discorsi e, giustamente, tutti i pensatori cercano di progettare sé stessi e l’umanità oltre l’improvvisa capriola che la natura ha imposto alle nostre abitudini e ai nostri paradigmi globali. La crisi deve trasformarsi in un’occasione di rilancio. I più, ovviamente, guardano l’immediato in termini economici, gli innovatori più lungimiranti parlano in termini antropologici. Molti di questi discorsi sono interessanti e lucidi.

Resta di fatto che, al momento, siamo impantanati, soffocati da zaffate di tristezza. L’umanità è depressa, e ne ha ben donde.

Che fare?

Io ho di fronte, gran parte della giornata, ragazzini di undici, dodici, tredici anni. Alcuni (ancora per quanto?) ho la possibilità di incontrarli in aula e in cortile; altri, i più, dietro a uno schermo. Sono i più giovani arruolati nella più grande prova di solidarietà globale che la storia abbia mai sperimentato. Continua a leggere

Del disinteresse

Ogni opera d’arte si fa luminosa per mezzo di una eccedenza disinteressata di senso, che le è fondamentale. Continua a leggere

SCRIVIVERE – OVVERO LA SOFFERENZA LETTERARIA

Raccontavo a un amico, preoccupato delle traversie da superare per giungere alla pubblicazione (partecipare a scuole di scrittura creativa? affidarsi a un’agenzia? ancora editori a pagamento?), che questi problemi scompaiono se uno ama sinceramente la letteratura, ovvero si dedica anima e corpo a ciò che lo gratifica: leggere e scrivere. Poi, certo, occorre anche curarsi di ciò che segue, cercando anzitutto di guadagnarsi una posizione all’interno dei propri pari e poi ingegnarsi. Ma anche in quel caso, i tormenti saranno accompagnati dalla solita, gratificante (anche quando faticosa) occupazione: leggere e scrivere. Continua a leggere

Come un fiume carsico

La prima stesura del nuovo romanzo continua con estrema naturalezza.

Davvero ogni opera ha una genesi unica, un processo formativo del tutto originale. Alla furia e al caos del primo, ora è subentrata una regolarità che mi sorprende.

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Dalla trama alla musica

La regola che governa la memoria della propria vita, secondo la quale non si ricordano gli anni o i mesi, insomma il nesso delle vicende, ma gli attimi vissuti, alcune Scene Fondamentali, ovvero alcuni momenti di grande emozione, che formano una collana discontinua e a volte intricata anziché un percorso lineare – ecco, questa regola per me vale anche per i romanzi letti. Quando qualcuno mi chiede di raccontare un romanzo che vede nella mia libreria, mi accorgo che a fatica tratteggio in punti essenziali la cornice della storia, lasciandola per lo più aperta, mentre mi verrebbe voglia di spiegare – e non sarebbe facile – ciò che quel libro ha sedimentato in me: alcune scene, volti, situazioni, magari anche dettagli molto secondari eppure illuminanti, insomma una serie di atmosfere, di squarci su un mondo. Continua a leggere

Lo sterminio dei maestri (di Davide Brullo)

Su Pangea Davide Brullo, qualche settimana fa, aveva ripreso e sviluppato la mia provocazione intorno all’assenza di maestri, oggidì. Mi è rimasta in gola, rispetto al tema, una certa parte del discorso, più personale, rispetto a quell’asettica, oggettiva constatazione. Forse un giorno ci sarà modo di svilupparla, ma intanto il pezzo di Davide compie già uno scarto in questa direzione, per cui lo ripropongo qui. Continua a leggere

La Vergogna di scrivere

Scrivere dà gioia. Scrivere dà noia.
Scrivere consola. Scrivere dispera.
Scrivere incanta e disincanta.
Scrivere è naturale come un respiro. Scrivere è faticoso come allenamento alla corsa.
Scrivere è anarchia, rivoluzione. Scrivere è disciplina, obbedienza. Continua a leggere