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Il successo dei mediocri: il caso Quasimodo

È opinione ormai condivisa che il premio Nobel assegnato a Salvatore Quasimodo nel 1959 fu piuttosto generoso. Il giudizio si è confermato nel tempo, ben oltre la reazione sorpresa e irritata dei protagonisti dell’epoca. Semmai, c’è ancora spazio per la discussione intorno alla “conversione civile” del poeta, su quanto fosse sincera e connaturata alla sua indole o quanto fosse, invece, studiata.

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L’inizio di tutto. L’Iliade di Omero: parafrasi del proemio

Sono ancora immerso nel lavoro di risistemazione globale dei miei materiali didattici, che dovrebbe permettermi, a breve, di dedicarmi più assiduamente alla letteratura, e dunque anche al sito. Non vedo l’ora.

Dovrei presto dare più continuità anche alla realizzazione dei video. Intanto, ecco l’ultimo realizzato, utile appunto a scuola. Si tratta di un esercizio semplice, eppure fondamentale: la parafrasi del proemio dell’Iliade, nella celebre traduzione di Vincenzo Monti.

Cantami, o Diva, del pelide Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.

I pericoli dell’impegno

In più di vent’anni ormai di insegnamento rarissime volte ho pronunciato, ai genitori di qualche mio alunno o alunna, la fatidica frase: “Deve impegnarsi di più!“. Quando è successo, per quel che ricordo, è stato come gettare la spugna, più nei confronti dei miei interlocutori adulti che degli alunni.

L’impegno, come si accennava l’ultima volta, è un concetto insidioso. Anzi, una vera e propria trappola. Continua a leggere

Il circuito della frustrazione

“Mio figlio ci è rimasto veramente male per il voto: si era impegnato così tanto!”

Chissà quante volte ai professori sarà capitato di sentire una frase del genere. Naturalmente, si potrà volgere al femminile o tradurre in molteplici formule analoghe dal medesimo significato. E, in base agli infiniti contesti possibili, assumerà sfumature di volta in volta differenti. Tuttavia, semplificando brutalmente, la ricondurrei a due estremi di senso. Continua a leggere

La somma e le parti. Le proposizioni di un periodo

Bisogna insegnare a leggere lentamente. Ogni singolo periodo può diventare un piccolo romanzo, con le sue suspense, le sue scelte stilistiche e di ritmo.

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I buchi nella poesia

Talvolta bastano accorgimenti minimi per creare un diversivo e rendere divertente ed efficace un’attività scolastica banale. Per esempio spesso durante la lettura di un brano mi interrompo improvvisamente, per vedere se gli studenti indovinano la parola che segue. In questo modo si rintuzza l’attenzione e si stimolano le competenze testuali, in un clima persino ludico.

Quest’anno mi è capito di presentare alla lavagna alcune poesie, che andavano semplicemente ricopiate sul quaderno. Ecco la prima, presentata in modo un po’ particolare: Continua a leggere

Il testo narrativo

Ho trasformato il testo presentato l’altra volta in una videolezione. A scuola cerco di alternare modalità differenti di spiegazione e di chiedere ai miei studenti vari esercizi per cercare di renderli esperti di fronte a forme diversificate di comunicazione e di tecniche di apprendimento: dalle slide agli audio, dagli appunti ai testi pronti da studiare (sottolineare, schematizzare, annotare, approfondire ecc.), dalle videolezioni alle mappe concettuali, e così via. Continua a leggere

Le strutture della narrazione

Propongo qui di seguito un testo, sintetico e scolastico, che spiega le strutture della narrazione, secondo le coordinate più tradizionali.

01. Considerazioni iniziali

Qualsiasi forma di racconto, anche non verbale, ha bisogno di alcuni elementi strutturali indispensabili: una storia, cioè una serie di eventi collegati fra loro; un’ambientazione in un determinato tempo e luogo; dei personaggi che compiono le azioni.
Qui prenderemo in considerazione la narrazione letteraria, illustrandone i tratti fondamentali. Continua a leggere

Oddio si torna alla DAD. Però…

Intorno alla DAD, sia per quanto riguarda gli aspetti negativi sia per quanto riguarda i risvolti positivi e le ricadute sulla didattica in presenza si è in breve tempo già accumulata una vasta letteratura. In tutti gli articoli in cui mi sono personalmente imbattuto, molti dei quali estremamente intelligenti e interessanti, equilibrati e profondi, mi sembra tuttavia che non si sia sviscerato un aspetto sottilmente inquietante. Anche la più recente retorica che dà voce alla “generazione interrotta” degli adolescenti imprigionati dal lockdown ha, spesso in buona fede o involontariamente, soffocato un “però” che invece mi risuona nella testa. Prima era un tarlo, ora rimbomba come un j’accuse frastornante. Continua a leggere

Pascoli, la neve, l’addio all’infanzia

La scuola impone più di altri mestieri un senso ciclico e ripetitivo del tempo. In questo, un docente può sentirsi prossimo al mestiere del contadino. Cultura e coltura sono gemelli. E forse – ci penso adesso – anche questo incide molto, insieme alle origine contadine della mia famiglia (mio padre operaio fin da bambino, ma emigrato dalla campagna), nella ricorrenza di certe immagini e di riferimenti agresti nelle mie poesie. Continua a leggere