Tag Archivio per: VITA DA PROF

Interrogazione

L’interrogazione più veloce di sempre

Non amo le interrogazioni brevi. Quando interrogo, mi piace dare tempo di riflettere, sottoporre quesiti articolati, verificare la reale competenza e la comprensione oltre al mero studio, e semmai integrare, aprire prospettive, ripetere in modo personalizzato, spiazzare con domande che pongono l’argomento trattato in relazione con altri argomenti o materie, e possibilmente con l’esperienza di vita concreta e con l’attualità… Continua a leggere

I pericoli dell'impegno

I pericoli dell’impegno

In più di vent’anni ormai di insegnamento rarissime volte ho pronunciato, ai genitori di qualche mio alunno o alunna, la fatidica frase: “Deve impegnarsi di più!“. Quando è successo, per quel che ricordo, è stato come gettare la spugna, più nei confronti dei miei interlocutori adulti che degli alunni.

L’impegno, come si accennava l’ultima volta, è un concetto insidioso. Anzi, una vera e propria trappola. Continua a leggere

La frustrazione

Il circuito della frustrazione

“Mio figlio ci è rimasto veramente male per il voto: si era impegnato così tanto!”

Chissà quante volte ai professori sarà capitato di sentire una frase del genere. Naturalmente, si potrà volgere al femminile o tradurre in molteplici formule analoghe dal medesimo significato. E, in base agli infiniti contesti possibili, assumerà sfumature di volta in volta differenti. Tuttavia, semplificando brutalmente, la ricondurrei a due estremi di senso. Continua a leggere

Storica fotografia del caffè Giubbe rosse a Firenze

La letteratura tra salotti, caffè, palestre e catacombe (partendo dalle aule)

La vita da prof espone a un pericolo: l’assuefazione alla via in discesa. Il cartello stradale è chiaro: “Insegnamento”. Per questa via la logica è semplificare. Colui che sa, il docente, deve portare il sapere a chi è in basso. Il rischio sono il comfort e la presunzione, ma più subdola è anche la sedimentazione nel linguaggio e nel pensiero di quel punto di vista – semplificatorio, appunto. È ben probabile che il prof apprenda con gli anni lo slang giovanile, accolga i tic delle mode, dia al proprio repertorio espressivo (e dunque al proprio pensiero) una curvatura sempre più elementare. Continua a leggere

#iorestoacasa #maviaggiolostesso

Si sta scrivendo molto sulla didattica a distanza, pratica alla quale tutte le scuole si sono dovute improvvisamente adeguare.  Continua a leggere

Aiuto, il libro si è mangiato il prof!

Aiuto, il libro si è mangiato il prof!

No, nel titolo non è stata trascritta la voce dell’incubo di uno studente addormentatosi sui banchi di un’aula qualsiasi. Semmai, l’urlo dovrebbe diventare l’allarme per la difesa della categoria.

Ammettiamolo: la maggior parte di noi professori, di questi tempi presi d’assalto dai rappresentanti delle più svariate sigle dell’editoria scolastica, mentre tentiamo ipocritamente di svicolare dal fatale approccio, in fondo il libro perfetto vorremmo proprio trovarlo.  Continua a leggere

L'insegnante è come un buon pastore

Pascolare la classe

C’è un’immagine molto antica di cui sento il bisogno di riappropriarmi, quando penso al ruolo di un docente rispetto ai suoi alunni. Si tratta dell’immagine del buon pastore.

Lo scopo non è denigrante (alunni = pecore), come l’uso dell’immagine nel senso comune odierno potrebbe lasciar intendere. Anzi, l’intenzione è nobilitante. Continua a leggere

Signore, liberaci dai contenuti

Preghierina blasfema dell’insegnante delle cosiddette “materie di studio”

Alla fine, dunque, è vero tutto il contrario di quel che pensiamo. Continua a leggere

Caution

Genitori e prof: la confusione dei ruoli

Qualcuno lo ha dichiarato esplicitamente: da quando i genitori hanno cominciato a mettere piede nella scuola, per la tanto invocata collaborazione educativa (che qui, peraltro, si sostiene), i guai si sono moltiplicati. Di fatto, anziché praticare la collaborazione, si è incappati in una confusione dei ruoli. Le spie linguistiche in bocca alle mamme e ai papà sono evidenti: “Abbiamo studiato le invasioni barbariche, ma…”; “Le ho spiegato il teorema di Pitagora e abbiamo svolto i compiti…”; “L’ho interrogato io su tutta la lezione e…”; “Ci siamo organizzati in questo modo: io lo seguo per matematica e scienze, mia moglie invece per Italiano e Storia, per cui…”; “Abbiamo lavorato tutto il fine settimana…”, e così via. Dichiarazioni del genere sono prodromi per lo più di qualche lamentela: i carichi di lavoro sono eccessivi, l’insegnante ha assegnato un compito senza spiegare il metodo per svolgerlo, dopo tanto impegno non si capisce perché il risultato sia così inferiore alle attese – e chi più ne ha più ne metta. Continua a leggere

Allenare i genitori a scuola

Pensate, per intenderci, a quanto è cambiato il ruolo di un allenatore, in questi decenni. Una volta un allenatore… allenava. Adesso è uno che coordina i vari preparatori atletici, che sceglie la dieta della squadra, che si siede accanto ai manager della società per definire con loro il progetto complessivo, che studia i dati statistici e fisici dei giocatori, che avanza richieste di mercato, che gestisce la pressione dei media, che cura la psicologia del gruppo, che interviene sui social, che determina imponenti movimenti economici… Poi, sì, certo, manda i giocatori in campo, decide la tattica, interviene sulla partita – ma sui fondamentali ha poco da inventarsi: i giocatori se li trova già pronti, al più affina alcune loro qualità, ha qualche intuizione determinante sul loro ruolo, e così via.

Qualcosa di analogo si può dire a proposito del docente della scuola secondaria. Continua a leggere