Il Cielo di Marte

Quarta di copertina

In questi giorni, mentre inseguivo scadenze già scadute, ho avuto la sorpresa di una bella visita: ho potuto riabbracciare Paolo Zoboli, che non rivedevo da una vita – e non è solo un modo di dire, per me. Si è parlato ovviamente di scuola e di libri, e non solo di figli e conoscenti comuni.

Tra l’altro, dalla visita ci ho guadagnato anche qualche bel volume.

Per sdebitarmi, ho approfittato del fine settimana per rovistare nell’autorimessa e recuperare anch’io qualche libro. In particolare, avevo promesso a Paolo una copia del Cielo di Marte

L’ho dovuto riaprire, dunque, dopo anni. Ne ho riletto qualche passaggio, ormai straniero a me stesso. Alla fine, però, mi sono soffermato soprattutto sulla quarta di copertina del libro, che potete ricomporre leggendo questa pagina. Mi è sembrata l’unica parte davvero invecchiata, e mi è venuto in mente che in merito a queste righe di presentazione avevo già annotato qualcosa.

Ho recuperato anche questo reperto. Ecco, qui sotto, che cosa scrivevo nel gennaio del 2006:

Premessa
Una “quarta di copertina” è quel che è. La sua funzione è complessa: deve informare senza svelare, deve offrire ipotesi interpretative senza limitare la libertà del lettore, deve ricongiungersi con un vago “orizzonte di attese” del pubblico che si immagina possa essere interessato e nello stesso tempo insinuare il senso di novità che giustifica l’impegno editoriale. Il tutto, in poche righe, più chiare possibili.

Insomma, una quarta di copertina è uno di quei testi impossibili, strategici e inevitabili che rappresentano il primo biglietto critico con cui si confronta l’autore.

Talvolta, l’autore è anche complice di una quarta di copertina: può suggerire il taglio al curatore, proporre osservazioni sul suo testo o persino adempiere personalmente a questa funzione: così è capitato anche a me, ma per un altro libro.

Nel merito
Per quanto riguarda la copertina di questo libro: quando Mauro Bersani me l’ha letta al telefono, appunto per verificare se avessi qualche riserva da porre, confesso che sono rimasto soddisfatto, e l’ho quindi accolta ben volentieri.
Non sono però rimasto stupito quando gli amici che per prima l’avevano letta mi avevano espresso immediatamente il loro disappunto: da persone competenti in poesia e non del tutto disinformate rispetto al mio lavoro, a loro quella noticina risultava banale: diceva tutto e niente, chiamando in causa equivocamente diversi stereotipi, diverse etichette ormai, forse, prive di reale rispondenza con il farsi dell’esperienza poetica contemporanea. Ebbene, a me è piaciuta proprio per quei motivi.

Un autore lancia intorno a sé diverse tracce che servono anche per “depistare”, per difendere i volti più segreti che appena riesce a intravedere nello specchio: sono volti dallo sguardo difficilmente sostenibile, che impongono riverenza.

Per proteggere questo lato di sé, si lascia invece apparentare ad altri autori, indubbiamente importanti, ma verso i quali si sente meno in disagio. Badate: magari accetta di usare un referente esplicito assai impegnativo, oggettivamente arduo (che so, un classico universale) e al contempo gratificante, e non sopporta il confronto con qualche minore o qualche coetaneo, perché davvero determinante per lui o veramente insopportabile.
Dunque, la quarta di copertina del mio libro mi soddisfa perché accenna a fonti letterarie alle quali ho cercato di abbeverarmi, però non può fare a meno di smarcarsi da esse, di contraddirsi addirittura, avvicinando una serie di rimandi opposti. Questo mi è piaciuto perché mi è parso il primo indizio di una certa verità e, spero, anche di una certa potenza del testo: si nutre di qualcosa ma anche del suo contrario. Ovvero, non si può ridurre a una sola terra di appartenenza. Sa di vecchio e di nuovo insieme.
Considerato che la poesia si muove di pochi millimetri al secolo, ho provato una certa vertigine nel sentire che forse il mio viaggio trovava negli altri qualche conferma: come quando fissi un oggetto, e lo vedi, ma sfuocato: perché la distanza è mutata e gli strumenti percettivi necessitano di una revisione.

 

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