Cesare Viviani
È da poco uscito un nuovo libro di poesia di Cesare Viviani. Si intitola Osare dire e prosegue una fervida stagione creativa di un autore dal percorso veramente singolare e straordinario. Si tratta di un altro poeta imprescindibile di questi anni e in suo onore riprendo un mio saggio, ormai datato, che si interrompe proprio all’avvio della ricerca portata avanti dai suoi libri più recenti, caratterizzati da una chiarezza che, stando agli esordi, si sarebbe detta impossibile. Credo tuttavia che questo mio lavoro critico sia ancora utile per interpretare il percorso compiuto da Viviani e innescare la lettura delle ultime raccolte.
LA TERZA PERSONA DI VIVIANI
«È la terza persona che salva»: con questo verso, all’inizio del settimo degli otto canti in cui è suddivisa L’opera lasciata sola [1], si definisce una svolta decisiva per la poesia di Viviani. All’interno del poema si è appena attuato il passaggio grammaticale dalla prima alla terza persona (la voce narrante compie riflessioni astratte o chiama a esprimersi imprecisati attanti), mentre all’interno di tutta la sua opera si sancisce il passaggio da una ricerca prettamente ‘linguistica’ a una fase ‘filosofica’ (ricorrendo, per ora, a qualche formula generica di approssimazione: va da sé che si tratta di distinzioni insensate, a livelli più profondi di analisi). Continua a leggere