Che fatica, questa fine di scuola! E ancora c’è lavoro da sbrigare. Anche per questo non ho avuto modo di aggiornare queste pagine – ma ho già idee e appunti su molte questioni che mi piacerebbe sviluppare prossimamente.
Intanto, ecco una poesia, legata a un aneddoto di quest’anno. Per un’attività in classe, al liceo, mio figlio mi ha chiesto una poesia che parlasse del figlio. Gli stavo proponendo testi di poeti noti, mi sembrava ovvio. Lui invece ha voluto un testo mio – forse per comodità, ho pensato maliziosamente. Così ho ripescato da Il cielo di Marte questa poesia, che si riferiva ai giorni in cui attendevo la sua nascita. Gli ho spiegato al volo qualcosa in merito alla struttura della canzone, con rime ben distanziate e dissimulate, ecc., e l’ho imboccato appena su qualche passaggio più difficile: i “delitti obbrobriosi” sono cronaca di quegli anni; le “civiltà in declino” e i nuovi “popoli oppressi” sono un riferimento alla situazione geopolitica, nei rapporti tra Europa e resto del mondo in particolare; i “traditori” sono certi presunti amici in ambito letterario, ai tempi in cui mi occupavo di “Atelier”; il “corpo dato in pasto” è quello, evidentemente, della madre dopo il parto; e così via, fino alle immagini della lotta tra padre e figlio, tra gioco infantile e previsione degli scontri adolescenziali. Continua a leggere