Una prova senza appello
27 anni di lavoro. 54 poesie + 1 poemetto: ho selezionato molto.
9 sezioni. 134 pagine. 1822 versi, dei quali 203 si devono al poemetto.
9780 parole (stando al conteggio del software).
Ora ci siamo. Continua a leggere
27 anni di lavoro. 54 poesie + 1 poemetto: ho selezionato molto.
9 sezioni. 134 pagine. 1822 versi, dei quali 203 si devono al poemetto.
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Non amo le interrogazioni brevi. Quando interrogo, mi piace dare tempo di riflettere, sottoporre quesiti articolati, verificare la reale competenza e la comprensione oltre al mero studio, e semmai integrare, aprire prospettive, ripetere in modo personalizzato, spiazzare con domande che pongono l’argomento trattato in relazione con altri argomenti o materie, e possibilmente con l’esperienza di vita concreta e con l’attualità… Continua a leggere
Ricevo notizia che una ex studentessa della mia scuola è morta a vent’anni in casa ieri per un improvviso malore (la sorellina frequenta ancora la terza media, non nella mia sezione). Aveva cantato alla messa di natale a cui avevo partecipato, dai salesiani. Mi dicono anche di un annuncio funebre per un bambino di 5 anni, nel paese in cui insegno. Continua a leggere
L’unica paternità che sembra contare, oggi, è quella putativa. Anzi, quella sputativa. Il tale è un protetto di… Il talaltro è raccomandato da… Il più delle volte, si tratta di pettegolezzi, più precisamente di maldicenze, che magari partono da un fatto minimo, un aneddoto, e lo eleggono a prova di chissà quali rapporti, in modo da alludere e screditare, sempre evitando di entrare nel merito, di stare ai fatti. Continua a leggere
Se c’è una cosa che detesto, a scuola, è l’antologizzazione. Passi alle medie, ma quando anni fa insegnavo al Classico, non c’era scampo: I promessi sposi andavano letti integralmente, senza saltare un rigo. Tutto quello che potevo leggere e commentare in classe, si svolgeva insieme, alla vecchia maniera. Ma il tempo, si sa, è tiranno. Fatto sta che alla fine mi sono deciso a registrare la mia lettura, che in alcune parti del romanzo era allineata ad alcune mie precise sottolineature, se non vere e proprie interpretazioni, del testo. Continua a leggere
Qualche giorno fa, su Facebook, mi sono concesso un primo divertissement, con riferimento a un buon numero di post di scrittrici in cui si faceva sfoggio del proprio corpo… testuale. Alcuni commenti piccati di donne che si sono sentite offese per il mio approccio maschilista, mi ha suggerito un rilancio. A me continuano a sembrare (come alla maggior parte di coloro che hanno commentato, per fortuna, anche e soprattutto donne) due divagazioni innocenti. Le rilancio qui, sperando di non offendere nessuna, anzi. Continua a leggere
Spesso si elabora un giudizio pigramente negativo rispetto alla letteratura contemporanea, sull’onda di polemiche, battute, considerazione dei libri che seguono il mainstream, premi letterari, kermesse per il grande pubblico. Continua a leggere
Finora, appena pubblicavo un libro, mi defilavo e lo abbandonavo alla sua sorte. È successo con Einaudi, è successo con altri editori minori. In parte mi illudevo che il mio lavoro fosse finito lì e lì dovesse cominciare quello dell’editore, in parte ho scelto di castigare consapevolmente il mio ego, in parte teorizzo esplicitamente l’abbandono dell’opera, e così via. Alla fine non so più se sono stato un ingenuo, un idealista, uno sprovveduto, un codardo o che altro. Pazienza, acqua passata. So che mi sarebbe bastato poco per trovarmi, adesso, in posizioni di vantaggio, a livello editoriale e di considerazione generale – ma il fatto è che io ho sempre ragionato su altri termini: troppo idealista, in questo, sì. Continua a leggere
Sono un innnocuo attaccabrighe. Ho delle doti naturali ereditate per via paterna: il tono di voce sempre troppo alto (eppure io non lavoro in fabbrica), lo spiccato gusto per la punzecchiatura, la propensione a straparlare e a prevaricare l’interlocutore, persino una comica e impacciata vanità. Sono il timido che urla, insomma. Ho cercato, con gli anni, di affinare queste caratteristiche, dosarle e acuminarle, fin dove possibile. Ma le passioni culturali, anziché piegarmi a una saggia humanitas, si sono tramutate in benzina sul fuoco. Continua a leggere
Ho la fortuna di conoscere e persino di annoverare fra gli amici alcune persone di una bontà disarmante. Non ricordo di aver sentito uscire dalla loro bocca la benché minima cattiveria su qualcuno. E non si tratta di anime candide e ingenue: sono persone che riconoscono al volo il male nel mondo, solo che non si affrettano ad appioppargli un volto. Se, all’interno di un discorso, qualcuno indica loro un aspetto negativo di altri, non faticano ad ammetterlo, ma sempre accompagnandolo con le giustificazioni più ragionevoli e con supposizioni plausibili a loro parziale discolpa. Perché difficilmente, nella visione di tali persone profondamente buone, qualcuno è malvagio; semmai, si sarà reso responsabile di una malefatta a causa delle circostanze. E anche quando ci si trova d’accordo in simili osservazioni negative, riescono a giudicare con garbo pari alla schiettezza. E via, subito a non dare troppo peso al brutto, cercando nuove cose belle con cui intrattenersi. Continua a leggere
Marco Merlin
MRLMRC73D04B019R
c/o Web’s River
Via Santa Maria 7
28010 Barengo [NO]
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