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L'onda nera

L’onda nera

Per un po’, ho sperato che questa volta non sarei stato raggiunto dalla fase di depressione che tutte le altre volte mi aveva investito, alla chiusura di un libro. L’età matura, l’esperienza, la separazione da un’intera epoca personale con la promessa di uno sguardo finalmente liberato, hanno dato credito all’illusione. Invece, l’onda nera mi ha travolto ancora. Dopo l’euforia della fine, dopo lo slancio della sopravvivenza, ecco il panico, la bonaccia assoluta, il silenzio intorno.

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Ritmo e sintassi

Verso libero, ritmo, sintassi

Ho l’impressione che in poesia i più confondano l’idea di naturalezza con un semplice assecondare, nella versificazione, i sintagmi. Non è questione di ribadire le ovvie ragioni della metrica, contro la quale oggi resiste un pregiudizio che non vale nemmeno la pena di commentare (fermo restando che la metrica è solo l’approccio più semplice alla questione del ritmo, che i versoliberisti pretendono di seguire sebbene non sappiano in alcun modo spiegare in che cosa consista: ecco, ve lo spiego io, nel novanta per cento dei casi consiste nel rispettare i sintagmi). E quando annoto simili ovvietà, gli stessi credono di potermi etichettare come neometricista. Macché. Io trovo sempre una forma sulla base della materia. Vedessero che cosa tengo nel cassetto…

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Poeti post '68

Sulla poesia degli anni Duemila. Un racconto personale

Sarà l’età, saranno le avvisaglie di ciò che sta prendendo forma poeticamente in me, sarà che certi fumi e certe nebbie pare comincino a diradarsi, ma ho necessità di testimoniare, per la mia piccola parte, ciò che è stato, rispondendo così a un importante intervento di Elisa Donzelli, a cui farò esplicito riferimento in seguito, e ai quesiti da lei posti (intorno al rapporto che la “mia generazione” ha avuto con la memoria e con la storia in generale e, nello specifico, in relazione ai maestri letterari che abbiamo studiato, chiedendoci esplicitamente che cosa siamo disposti simbolicamente a uccidere di loro per crescere).

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Foto di Tiziana Cera Rosco

Il segreto sigillato nella copertina

Ogni copertina nasconde una storia. Certe copertine hanno persino decretato il successo di alcuni libri, ma ci sono anche case editrici che hanno puntato su una riconoscibilità editoriale più ampia, di collana quantomeno. Continua a leggere

Giorgio Vasari, "Ritratto di sei poeti toscani", 1544, dettaglio

Oltre la sestina

Ci sono volte che hai intercettato una vena e il linguaggio fluisce, se è dato, persino con la grazia e la forza di un canto. Altre volte invece si scava, si picchia, si cerca con più affanno, mendicando sillaba su sillaba. Continua a leggere

Il tempo della gratitudine

Ho praticato per anni il discorso critico, mio malgrado, piegandomi, da poeta, a un impegno che mi sembrava necessario per colmare una lacuna, per reagire a una narrazione falsificata della letteratura del mio tempo. Continua a leggere

Forme chiuse e aperte

Superamento delle forme chiuse?

Altro lascito novecentesco (oltre al frammentismo) che mi ha profondamente interrogato durante questi decenni è il (presunto) superamento delle forme tradizionali. Il discorso sarebbe ampio e sfumato. Continua a leggere

Confrontarsi con il limite, supplicare un senso

Contro la rassegnazione

Oltre a un certo fiato corto, la poesia novecentesca mi imponeva il confronto con quello che possiamo definire “il male di vivere”. Continua a leggere

Marte

Epigrafi fatali

Le epigrafi che accompagnano un libro, e soprattutto un libro di poesie, sono, come tutte le citazioni, rischiose: possono apparire geniali, possono innescare la complicità con il lettore, ma possono anche, all’opposto, infastidirlo. Aiutano nell’interpretazione, suggerendo una costellazione di riferimenti, un orizzonte di pensiero o di ricerca stilistica, oppure lo inceneriscono. Io stesso ricordo epigrafi bellissime che hanno completamente oscurato il testo. Continua a leggere