Tag Archivio per: IL CIELO DI MARTE

Vanità della vanità (di Alida Airaghi)

In questo volume di versi pubblicato da Einaudi nel 2005, Andrea Temporelli […] rivela sia il suo debito verso la tradizione letteraria dal nostro dopoguerra in poi, sia l’originalità della sua poetica, decisamente e coraggiosamente orientata verso la meditazione filosofica e una narratività modulata ritmicamente.

In questo volume di versi pubblicato da Einaudi nel 2005, Andrea Temporelli (Borgomanero, 1973) rivela sia il suo debito verso la tradizione letteraria dal nostro dopoguerra in poi, sia l’originalità della sua poetica, decisamente e coraggiosamente orientata verso la meditazione filosofica e una narratività modulata ritmicamente. Molte delle trentuno composizioni presenti iniziano e terminano con endecasillabi assolutamente canonici e musicali Continua a leggere

La futura radura di sempre (di Roberto Caracci)

la lirica di Andrea Temporelli si presenta non solo come voce che si rivolge ad un tu, ma anche come voce che ascolta se stessa, scorre dentro se stessa sotto forma di affluenze, incisi, sovrapposizioni, raddoppiamenti

Fin dalla poesia di apertura, Diceria del poeta, la lirica di Andrea Temporelli si presenta non solo come voce che si rivolge ad un tu, ma anche come voce che ascolta se stessa, scorre dentro se stessa sotto forma di affluenze, incisi, sovrapposizioni, raddoppiamenti. Una meta-voce che non si accontenta di ‘dire’, Continua a leggere

Danzare sul terremoto. Intervista di Davide Brullo

Il mondo, quando scocca la poesia, è una membrana che vibra, attorno alla domanda. Tutto il mondo, e in esso tutto il bene e tutto il male, sono un infinito, imbarazzante donativo, che scuote la nostra psiche, la risucchia nei suoi gorghi, la costringe a danzare sul terremoto.

La poesia è per te un’arma conoscitiva, una vanga per capire cosa sei, cos’è l’uomo?

Cos’altro potrebbe essere? Ogni verso nasce mettendo in dubbio ogni superficie, interna ed esterna, tangibile e immateriale. Il mondo, quando scocca la poesia, è una membrana che vibra, attorno alla domanda. Continua a leggere

Quasi a esorcizzare la brevità della vita (di Antonio Bianchetti)

È un lungo assolo di uno dei più promettenti autori del nostro tempo

Il cielo di marte” è il titolo di una delle più belle raccolte di poesie apparse in questi ultimi anni in Italia. Pubblicata nel 2005 dalla collana “bianca” di Einaudi e scritta da Andrea Temporelli, alias Marco Merlin, che usa pseudomino e nome legati alla sua vicenda personale (il nome è quello di un suo fratello morto in giovane età e il cognome è quello della madre da nubile, anch’ella prematuramente scomparsa), per unire in maniera lirica Continua a leggere

L’iniziazione alla vita (di Giancarlo Pontiggia)

La poesia di Temporelli nasce, mi pare, proprio nel segno di Marte, il dio della guerra inscritto etimologicamente nel nome di battesimo

«Stando alle testimonianze più attendibili, Andrea Temporelli è nato nel ’73 a Borgomanero, anche se non è registrato in nessuna anagrafe. Attualmente vive tra San Maurizio d’Opaglio e Talonno di Invorio. Si occupa della rivista “Atelier”, in particolare la imbusta, vi appiccica le etichette con gli indirizzi, la infila negli scatoloni per la spedizione. È alto 175 cm, ha due figli ma solo una moglie. Ha pubblicato Il cielo di Marte (Einaudi 2005), che non ha vinto nessun premio letterario».

Se così recita, alla lettera, la biografia ufficiale, non me ne vorrà l’autore se mi accingo a svelare ciò che in fondo tutti sanno, Continua a leggere

Il superamento del lutto (di Giuliano Ladolfi)

In Andrea Temporelli (1973), poeta completamente estraneo al “Novecento”, l’aspetto stilistico e quello contenutistico coincidono e riconciliano la poesia con la realtà

In Andrea Temporelli (1973), poeta completamente estraneo al “Novecento”, l’aspetto stilistico e quello contenutistico coincidono e riconciliano la poesia con la realtà. La ripresa delle forme tradizionali — della canzone in particolare — non si attesta su posizioni anacronistiche come in D’Elia o in Conte, Continua a leggere

Precondizioni interpretative o Nonostante la crisi (di Mimmo Cangiano)

La sua poesia lavora sui concetti di tempo e gioia, dove la seconda si caratterizza come superamento del primo (luogo in cui colpa e violenza sono inevitabili)

Retrocedo anagraficamente di qualche anno per parlare di quello che, a mio giudizio, è uno dei libri più interessanti di questi anni: Il cielo di Marte di Andrea Temporelli (pseudonimo di Marco Merlin, classe ’73).

La sua poesia lavora sui concetti di tempo e gioia, Continua a leggere

La fine del “novecento” (di Giuliano Ladolfi)

Il risultato fonde in modo originale tradizione e contemporaneità

La produzione poetica di Andrea Temporelli (1973) ha suscitato l’attenzione di autorevoli critici come Giovanni Raboni e Roberto Galaverni. Con lui il processo di distacco dal “novecento” appare giunto al termine. La sua poesia, nata e coltivata nel respiro di «Atelier», si radica su un’acuta consapevolezza artistica maturata in un decennio di attività di critico. Non è un caso Continua a leggere

Il duplice respiro (di Matteo Veronesi)

Temporelli «scrive per uccidere». Vengono in mente […] certi versi dell’ultimo Wilde, quello della Ballata del carcere di Reading: «Ognuno uccide la cosa che ama».

Due libri, l’uno di poesia, l’altro di critica (Il cielo di Marte, Einaudi, Torino 2006, e Nodi di Hartmann, Atelier, Borgomanero 2006), giungono fra le nostre mani, direbbe Renato Serra, come un «dono», come un frutto puro, limpido e fresco, madido della stessa linfa vitale e vivificante che pervade i due risvolti e i due dominî (contrassegnati e marcati dalla distinzione, o dall’indistinzione, dell’identità una e duplice – quasi ricoeuriana dialettica di ipse e idem – suggerita dal binomio di pseudonimo e nome) in cui si manifesta e si articola una autentica esperienza esistenziale e creativa. Continua a leggere

Microrisposte al volo. Intervista di Stefano Lorefice

sono d’accordo con Eliot: “il verso libero non esiste”

1) Poesia=arte marziale? C’è una disciplina di fondo di cui necessita la poesia?

“Marziale” sembra riferirsi perfettamente al mio modo di intendere la poesia, visto che la mia raccolta si intitola “Il cielo di Marte”… Ogni cosa, comunque, ha una propria disciplina. Anche la spontaneità. Anche il respiro. Continua a leggere