Eusebio e Trabucco (e la fortuna di Montale)

Nella sua grandezza poetica, Montale è stato anche abile e fortunato, per la gestione della propria carriera. Ne parlo nella videolezione qui sotto (terza e ultima parte).

Tra i vari aspetti che mi intrigano, nella faccenda, c’è in particolare il rapporto con Gianfranco Contini, probabilmente il più grande critico del Novecento (ma non vorrei suscitare altre reazioni, proponendo una nuova “centralità” nel canone). Trovo che il carteggio fra i due (curato da Dante Isella, secondo sul podio e allievo dello stesso Contini, parimenti legato a un altro grande poeta del Novecento: Vittorio Sereni…) sia bellissimo. Ma, a parte questo, si potrebbero rinvenire molti segnali delle ripercussioni che l’azione critica di Contini ha esercitato nello stesso svolgimento della poesia montaliana.

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Montale e il paesaggio del Novecento

Dunque il grande arco della poesia montaliana è alle spalle, lontano, in parte diroccato. Alcune pietre splendono ancora, altre sono slavate, infestate da rampicanti. Stanno lì, monumentali, a delimitare un’epoca lontana – sebbene continui a rigurgitare i suoi replicanti nel nostro presente. Continua a leggere

Montale è ancora il maggior poeta del Novecento?

Montale è ancora il maggior poeta del Novecento? Così lo presento inevitabilmente ai miei studenti, perché, di fatto, la sua posizione è centrale per tutti i manuali, le antologie, i discorsi sulla poesia del secolo scorso. Eppure, ogni volta che ne parlo, avverto ormai il distacco da una figura che appartiene a qualcosa che, appunto, è passato. “Il secolo scorso”. No, non è una questione di numeri. La distanza che avverto nei confronti di Montale è antropologica, psichica, poetica. Malgrado il fatto che sia ancora mancato un reale battesimo per il continente che sento di abitare (in effetti, quand’è girata l’epoca?), la poesia campeggia pacificamente alle mie spalle.

Sì, Montale è ancora il maggior poeta italiano del Novecento (e nella videolezione qui sotto vi spiego perché).

Ma a me interessa il terreno incognito che mi circonda. Sempre che non mi sia perso in un personale delirio. Sono l’ennesimo prigioniero di una storia che non vuol finire, di una narrazione abbandonata dal suo autore? Continua a leggere

La pioggia nel pineto, di Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio, piaccia o no, è insieme a Pascoli un “padre del Novecento”. Per decenni la poesia ha subito il suo magistero, sia a livello immaginifico sia a livello linguistico-formale.

Così a scuola, anche semplicemente in terza media, anche quando non lo affronto direttamente come autore o non inserisco nel programma qualche suo testo, mi capita spesso di dover leggere almeno La pioggia nel pineto, la sua poesia più celebre. Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXVIII (lettura)

Fine e inizio sono tanto distanti quanto prossimi, come gli estremi che chiudono un cerchio: il matrimonio finalmente si farà. Ma ogni ritorno è un arricchimento (con quanti colpi di scena ancora, per giunta!), per cui vale la figura della spirale: non si tratta solo di chiudere ma, a sua volta, di riaprire, di rilanciare su un altro livello. No, tranquilli, qui la storia finisce davvero, ma sfuma nella Storia, mentre prenderemo congedo dai nostri personaggi. E all’ultima riga, potremo così salire sulla scena anche noi lettori, invocati dall’autore. Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXVII (lettura)

Tutto è ormai compiuto, in effetti. Eppure Manzoni vuole chiudere il cerchio senza lasciare sfumature. E ogni viaggio d’avventura non può che chiudersi con il ritorno, con la riconquista della normalità. Ben sapendo, naturalmente, che si tratterà di una normalità ormai stravolta.
Così, qualche ulteriore sorpresa e qualche rilancio ci attendono persino nell’epilogo… Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXVI (lettura)

Siamo giunti all’apice del dramma e la tensione andrà mantenuta per tutto il capitolo.

I colpi di scena ormai sono continui, ma soprattutto si intrecciano mirabilmente. Superata una prova, se ne innesca un’altra. Sciolto un nodo, ecco il successivo.

Così anche padre Cristoforo, che sembrava essere stato tagliato fuori dalla storia, potrà compiere la sua missione fino in fondo… Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXV (lettura)

L’apice di un romanzo inscena il più delle volte il duello fra il protagonista e l’antagonista. E’ il momento drammatico (spannung, con un termine tecnico) e decisivo dello scontro fra il bene e il male.
Ora, nel nostro caso, Renzo è attratto dal vortice delle vicende che lo hanno condotto al lazzeretto. Risucchiato dal tornado delle passioni e dei fatti storici, si ritroverà improvvisamente nell’occhio del ciclone, dentro una pace assoluta, tesa, drammatica. Sarà lo scontro finale. E, questa volta, non sarà solo ad affrontare la prova estrema… Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXIV (lettura)

La vita, se ha un senso, deve sprigionarlo soprattutto a contatto con la morte.

Così anche Renzo deve raggiungere il punto estremo, per verificare se la sua Lucia è ancora viva.

Rientra Milano, da ricercato, e la situazione è infernale. L’unica notizia certa che troverà è che persino la sua amata è stata colpita dal male. Incredibile: l’immacolata Lucia è stata contagiata. C’è ancora una possibilità? C’è solo un luogo dove poterlo accertare: il fondo dell’abisso, dove disperazione e speranza, dolore e beatitudine, si ricongiungono in un nodo inesplicabile. Continua a leggere

I promessi sposi: capitolo XXXIII (lettura)

Come promesso, terminato il resoconto sul contagio della peste, ora Manzoni riprende la storia, e ha addirittura fretta di arrivare al compimento.

L’accelerazione narrativa è infatti prodigiosa, e alcuni personaggi vengono addirittura liquidati frettolosamente, perché tutta la tensione si concentri sulla ricerca drammatica di Renzo.

Ora che il male ha contagiato tutti, ora che la posta non è più individuale, ma universale, riuscirà a ritrovare la sua amata Lucia? È ancora viva? Ha ancora senso la sua stessa ricerca? Continua a leggere