Montale e il paesaggio del Novecento
Dunque il grande arco della poesia montaliana è alle spalle, lontano, in parte diroccato. Alcune pietre splendono ancora, altre sono slavate, infestate da rampicanti. Stanno lì, monumentali, a delimitare un’epoca lontana – sebbene continui a rigurgitare i suoi replicanti nel nostro presente.
Mi è capitato di trasformarlo in un ponte, attraversandolo sulla barca del fiume-Luzi. Era un ponte fra continenti vasti e minuziosamente esplorati: Eliot, Rilke… Su questo ponte continuava a passeggiare un fantasma, tormentato e tormentante. Il vecchio Ungà salutava invece ancora più lontano, come un avo gigantesco ma ridotto a figurina al limite del folclore. A un certo punto, man mano che mi allontanavo, il fiume s’impaludava, i punti di attracco si diradavano, e ho così dragato il fondo per aprire un varco, annotando ogni minima varietà poetica. Mi sono prestato a un lavoro che credevo improrogabile, anche a costo di forzare la mia natura. Alla fine ho dovuto proseguire a piedi, aprendo un sentiero nuovo. Ho chiesto aiuto, speravo potesse divenire una via di fuga più certa. Ora ho perso i punti di riferimento, non so più esattamente dove sono, incrocio raramente qualcuno. Ma il panorama che osservo è vasto, mi seduce in tutte le direzioni…
E tuttavia la scuola mi obbliga a continui ritorni sui miei passi. Così, ecco la seconda parte della videolezione su Montale (e, di seguito, il link alla cartella dove poter scaricare la mappa):
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