IL CANONE POETICO D’OGGIDÌ NON È AFFARE NOSTRO

Ultime considerazioni sulla Repubblicana italiana dei poeti

A costo di risultare pedante, con l’intento di ribadirle e magari chiarirle definitivamente, torno su alcune questioni sollevate dal Catalogo di autori (poeti) “ragionevolmente” completo che ho da poco licenziato.

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Una catabasi purificatrice (di Giancarlo Pontiggia)

Leggo solo ora questa recensione di Giancarlo Pontiggia, apparsa sulla rivista “Testo. Studi di teoria e storia della letteratura e della critica”, n. 86, Nuova Serie, a. XLIV, luglio-dicembre 2023, pp. 138-140. L’amore e tutto il resto chiude una prima fase della mia ricerca letteraria: ora il “vissuto” potrà finalmente sciogliersi nel “flusso delle forme e delle storie”, per dirla con le parole stesse di Pontiggia. Bene. Mi sembra che questo intervento critico sia il sigillo perfetto del percorso compiuto, per cui lo ripropongo interamente qui.

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Una nuova stagione poetica

Se con l’autoantologia L’amore e tutto il resto ripercorrevo, pur attraverso sentieri nuovi, la mia prima produzione in versi, con l’uscita su Poesia di maggio-giugno di alcuni inediti avvio ufficialmente un nuova stagione poetica.

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Usi della Repubblica

Con La repubblica italiana dei poeti perimetro, ragionevolmente, l’intero panorama poetico italiano. Se un antologista, proponendo quindici, venti o sessanta campioni poetici dei nostri anni potrebbe essere accusato dell’assenza di altrettanti almeno, si capisce che indicare l’assenza di dieci o venti su seicento e più significa poco – a meno che non si tratti di autori che sopravanzano la massa critica, tanto da meritarsi il “podio allargato”: assenze clamorose, insomma. Io non ne vedo, ma attendo smentite.

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“Vorrei un parere sulle mie poesie”…

Con la pubblicazione del “Catalogo dei poeti contemporanei”, in cui pure annuncio la fine della mia attività critica, si ripropone il problema dell’invio di testi e della richiesta di consigli circonstanziati sull’opera e sulla sua collocabilità editoriale, nel caso di inediti. 

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Autoesegesi e profezia

Tra genio e follia, tra divertissement e tortura, tra filologia e supercazzola, il saggio che ha appena scritto Mikel Marini Doughty è tra le cose più intelligenti e spassose e avventate che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Incidentalmente, riguarda la mia poesia, e se alla mia poesia non siete interessati o addirittura vi infastidisce, leggetelo, tanto vi porterà comunque in un’altra dimensione. E se invece a ciò che vo scrivendo siete anche parzialmente interessati, o vi garba mettere in relazione l’autore che si presume presuntuoso, quindi in grado di conoscersi e spiegarsi, e qualcun altro che lo ha letto, tentando di radiografarlo fin sotto le mutande (non è una battuta, considerato il ripescaggio del personaggio di Amfortas), potete proseguire la lettura di queste mie riflessioni.

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Splendere ai margini. Un’antologia di narratori

A settembre è uscita l’antologia Splendere ai margini. Narrazioni emergenti, che ho curato per l’editore Oligo. Qual è il significato di questa impresa? Direi che questo libro è un sasso, un mazzo di fiori, una mappa.

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Autostroncatura e autoelogio del mio libro

E’ successo che un tale, bontà sua, mi ha mostrato su internet una stroncatura al mio ultimo libro, L’amore e tutto il resto (qui tutte le info relative), che mi era sfuggita. Per quel che mi riguarda, chi ci tiene a propagare le note fastidiose mi dà noia come una zanzara, e tendo a guardarlo con diffidenza ancor maggiore rispetto a chi ha comunque preso posizione apertamente; in questo caso, tuttavia, ho messo in conto solo buona fede, perché ho conosciuto di persona l’interessato, che ricordo con simpatia. Ecco comunque la stroncatura:

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L’amore e tutto il resto. Intervista (Atelier 110)

Ecco l’intervista, a cura di Giuliano Ladolfi, apparsa sul numero 110 della rivista “Atelier” (giugno 2023), su cui segnalo altri interventi e poesie eccellenti.

L’amore e tutto il resto (Novara, Interlinea, 2023) è il titolo dell’ultima raccolta di Andrea Temporelli, la cui lettura letteralmente mi ha spiazzato e da questo atteggiamento consegue che sento la necessità di chiarire con lui alcuni elementi chiarificatori.

È noto che il poeta è stato mio alunno nel triennio del Liceo Scientifico, che insieme abbiamo fondato l’Accademia “Amici della poesia” e nel 1996 la rivista «Atelier». Questa amicizia che dura più di trent’anni avrebbe dovuto favorirmi nella comprensione, anche perché diverse composizioni erano presenti nel Cielo di Marte (Torino, Einaudi, 2005) e in Terramadre (Rovigo, Il ponte del sale, 2012), testi che conosco molto bene e sui quali cui ho già scritto. Eppure mi sfuggono troppi elementi per giungere a una comprensione profonda.

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