La classe rovesciata
Tra le varie metodologie di insegnamento, gode di una certa fortuna la flipped classroom, la classe rovesciata. In che cosa consiste questo capovolgimento dell’insegnamento? Semplificando, diremmo: nella metodologia tradizionale, in classe l’insegnante spiega (lezione più o meno frontale), l’alunno deve stare attento e chiedere, sforzarsi di capire (pensiero astratto) e a casa deve riprendere i concetti (ripassare la teoria prima di svolgere la pratica: ma nessun ragazzo lo fa), quindi svolgere i compiti. Per arrivare ad accorgersi, magari tardi, dopo una certa buona dose di fatica e di noia, che “gli esercizi non vengono” e non si sa perché. Pazienza, in classe forse si correggerà.
Con l’insegnamento capovolto, invece, lo studente dovrebbe seguire a casa un tutorial (sì, l’ideale è la videolezione) o altri materiali di studio, per poi lavorare in classe con l’insegnante, che può intervenire proprio nel delicato momento di passaggio dalla teoria alla pratica. Vantaggi teorici del metodo: in classe i ragazzi sono attivi, non si annoiano; a casa possono gestire al meglio i tempi di apprendimento, e concentrarsi per ascoltare (e vedere) quando sono pronti. Inoltre: il carico di compiti domestici si dovrebbe alleggerire e, soprattutto, l’efficacia delle didattica dovrebbe aumentare, anche perché i compiti si devono svolgere davvero, non si possono copiare. Svantaggi: occorre controllare che gli studenti a casa abbiamo davvero affrontato, e con serietà, l’apprendimento teorico gestito in modo autonomo; creare tutorial efficaci e personalizzati all’esigenza della classe richiede molto tempo; talvolta ci si affida a soluzioni più comode come la lettura del libro (figurati poi in caso di dislessici) e si fatica a selezionare solo i nodi fondamentali della materia, tutti hanno lo scrupolo dei contenuti, quindi la quantità di informazioni da incamerare nel cervello è sempre troppo alta.
Questo è solo l’avvio di un’analisi intorno ai problemi relativi a questa metodologia, che in linea di massima apprezzo – nella certezza che ogni insegnante deve sempre trovare il mix tra le varie tecniche possibili (qui ne presentavo una dozzina) e il contesto specifico in cui agisce (materia in generale, contenuto in particolare, esigenze della classe, e così via).
A me sta a cuore in particolare un altro vantaggio connesso con la classe rovesciata, ed è il momento del controllo (magari con una verifica formativa) dell’apprendimento avvenuto tramite una videolezione. E’ interessante non tanto per smascherare quelli che affermano di aver visto il tutorial mentre invece trascorrevano il tempo su Twitch o Tik Tok, ma per analizzare i meccanismi della comprensione in chi, effettivamente, ha seguito e si accorge (o peggio ancora non si accorge) di non aver capito. Si può infatti riprendere il video e scoprire dove era nascosta l’informazione che si è persa, o qual era il nesso non colto. Questo passaggio, nel caso della spiegazione orale si perde, dal momento che verba volant, e nel testo scritto si fossilizza per lo più nella mera ripetizione, nella memorizzazione, che non è, appunto, la comprensione.
Oggi per esempio ho chiesto, ai miei sbarbatelli di prima, che sono certo avessero visto l’ultima videolezione, che cosa fossero i pronomi enclitici. Ha saputo rispondere correttamente solo un alunno (benché li abbia chiamati “iclitici”), che ha giustamente riscosso il suo plauso.
“Tranquilli, nessun problema”, ho ribadito agli altri, “ve lo spiego di nuovo, in un modo diverso. Ma non adesso. Adesso provate a riguardare il video”. Ho già colto nello sguardo di alcuni di loro lo stupore nel rendersi conto di non essere pronti come, sinceramente, pensavano di essere.
E li chiamano nativi digitali… Sì, uno dei vantaggi della flipped classroom è rovesciare certi stereotipi e, mentre guidi un processo di apprendimento, mostrare ai giovani d’oggi che padroneggiare con senso critico non soltanto la tecnologia in cui sguazzano da quando nuotavano nel liquido amniotico, ma persino il loro stesso cervello, è una conquista, non un dato di partenza.
(Ah, la videolezione in oggetto era questa:)
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