Per la poesia, lo spazio del nostro ombelico

Per la poesia, lo spazio del nostro ombelico

Ripropongo qui un passaggio dall’intervista su “La Verità” di domenica 23 aprile 2023, a cura di Tiziano Fratus. Ci aggiungo una breve postilla

DOMANDA: Dal 1996 ad oggi: ovvero dalla fondazione di Atelier, che ha riunito tanti poeti, ai nostri giorni. La poesia vale la pena di essere vissuta con tanta fiducia ed entusiasmo? Che spazio esiste attualmente in Italia per la poesia?

RISPOSTA: No, la poesia non vale la pena di essere vissuta, nel nostro tempo. Chiunque sia in grado di smettere di frequentarla, è bene che lo faccia. Come quando per salvare un amore si deve dire addio a un amore. Lo spazio concesso alla poesia, in Italia, è quello del nostro ombelico. Ci vogliono produttori e consumatori allo stesso tempo, ingranaggi di un congegno autoreferenziale, esattamente come in una bolla “social”. E, in effetti, ci siamo tutti adeguati. Oggi persino chi ti cerca, chi ti manda dei testi, chi ti attribuisce un valore, solitamente ti sta soltanto usando come un mezzo per scavalcarti e, quasi certamente, nemmeno ha letto un tuo libro. Non esistono maestri, ma solo grimaldelli. Per questo i veri maestri si chiamano fuori… Chi resta dentro è un furbacchione che usa lo schema per rovesciarlo a suo favore.

POSTILLA

La risposta potrebbe apparire troppo pessimista. Eccezioni ce ne sarebbero. Ci sono poeti (di solito mediocri) che vendono relativamente bene – per la poesia, diciamo pure molto bene. La rivista “Poesia” ha raggiunto tirature da decine di migliaia di copie al mese. Ma si tratta, appunto, di eccezioni. So benissimo che lettori forti, anche per quanto riguarda la poesia, ce ne sono e, se facessero rete, rappresenterebbero un “pubblico” di tutto riguardo. Ma queste teorie devono fare i conti con la realtà. Il meccanismo che funziona è allora quello del “finto maestro”, dell’autore che ha acquisito qualche prestigio e che riesce a far leva su di esso, e su qualche elemento di “potere” (controllo di qualche iniziativa editoriale, per esempio). Il vero maestro, verrà seguito anche e soprattutto dopo la sua morte. Il finto maestro, appena non potrà più essere imprenditore di sé stesso, verrà rimosso, in cerca di spazio.

2 commenti
    • Andrea Temporelli
      Andrea Temporelli dice:

      Infatti. Siamo nell’epoca in cui anche un eventuale capolavoro non verrebbe riconosciuto. Talvolta in passato il tempo poteva rimediare, almeno. Ora si è sommersi completamente e non ci sarà nemmeno la possibilità di una “rilettura a posteriore”. La damnatio memoriae incombe su quasi tutti – tranne chi fa i numeri

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