Narrativa contemporanea: Elena Giorgiana Mirabelli
Elena Giorgiana Mirabelli (nata a Cosenza nel 1979) ricorre al genere della distopia, facendo leva su un immaginario che si direbbe immediatamente pop, alquanto cinematografico, nutrito di fumetti, manga e anime.
Ma non occorrerà molto per accorgersi di un sostrato filosofico importante, e di rimandi letterari che attraversano più generi, alla base delle storie narrate in Configurazione Tundra (Tunué, Latina, 2020) e Maizo (Zona42, Modena, 2022). Il grande tema che può riassumere i due titoli è l’idea del controllo esercitato dalla società nei confronti dell’individuo. L’architettura e l’urbanistica che contraddistinguono Configurazione Tundra sono finalizzate alla perdita delle incertezze e del conflitto, ma Diana, la protagonista, trova nell’appartamento che le è destinato, contrariamente a quanto prescritto, gli effetti personali di Lea, la precedente inquilina, che peraltro è la figlia di Marta Fiani, l’architetto di Tundra. Inizia così una sorta di dialogo in assenza fra tre donne, che diventa il percorso di formazione della protagonista alla ricerca della propria identità.
In Maizo (nome della tartaruga che presta la voce narrante) tre ragazzi con caratteristiche speciali, Mitja, Eco e Clio, sono in fuga dalla casa di correzione preventiva in cui si sarebbero dovute curare le loro potenziali devianze, per raggiungere una Cerimonia che li avrebbe trasformati, realizzando i loro desideri. In questa sorta di favola perturbante (si pensi anzitutto al tema del bosco e del viaggio iniziatico), troviamo in filigrana una nuova allegoria del nostro mondo e una denuncia del totalitarismo capitalistico che consegna sempre più l’individuo all’inautenticità, all’interno di sistemi complessi che barattano, almeno sulla carta, la sua stessa libertà in nome della sicurezza.
Di più, in merito a questi libri, andrebbe spiegata la loro struttura, ma per cogliere il livello metatestuale qui basti osservare la presenza, in entrambi, di note che, nel primo caso aggiungono apparati critici e citazioni bibliografiche fittizie, lavorando all’interno della narrazione, in modo da fornire ulteriori suggerimenti narrativi e da puntellare e rilanciare le sequenze saggistiche (attivano dunque un piano maggiormente intellettualistico), mentre nel racconto più recente posizionano l’autrice nel ruolo di testimone esterno alla vicenda, che raccoglie indizi dai protagonisti stessi (e qui le note attivano, all’opposto, malgrado l’imparzialità dell’ascolto e la funzione di fornire dettagli per meglio comprendere e rendere verosimile la storia, un piano più emotivo).
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