Tag Archivio per: TERRAMADRE

Respiro - il dono, di Giuseppe Inglese

La cura

Il medico in silenzio

controlla l’emorragia, non reprime

i lamenti. È paziente.

Contiene la sua scienza Continua a leggere

Domina

Domina

Tu sei gli anni più belli della vita,

gioventù che non torna,

e l’amore, l’amore senza fiato.

Tu sei slancio e ferita. Continua a leggere

La piccola guerra

( Chiamate )

«Ma la casa, diventerà più grande…»
Patria da cui m’esilio,
papà piccino che non conoscevo,
dentro le dure foglie
un cuore carciofino…
Io vado tra risaie a inseminarmi,
a far la guerra con gli altri bambini

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Potrei non pubblicare più

Ogni volta che la poesia viene a farmi visita mi stupisco, ogni volta sono sopraffatto. Continua a leggere

Andrea Temporelli, "Di me medesmo meco mi vergogno"

Di me medesmo meco mi vergogno

Non mi piace mostrarmi. Ma quando è l’ora di metterci la faccia, non mi tiro indietro.

Del resto, restare invisibili di questi tempi è praticamente impossibile.

Eccomi qui, dunque:

La morte di un angelo, fotografia di Wanda D'Onofrio

Quattro poesie per l’angelo

In questi giorni di tregua dalla scuola mi sto concedendo un po’ di ozio (attività in famiglia, letture, preparazione di lezioni…).
Colgo l’occasione per ripensare al percorso compiuto quest’anno con il sito e rilancio alcuni vecchi articoli, cui sono particolarmente affezionato. Questo era apparso il 29 marzo di quest’anno.

Queste quattro poesie sono accomunate dalla presenza dell’angelo, presenza alla quale mi è già capitato di accennare qualcosa. La prima era apparsa solo in Così pregano i poeti. Raccolta di preghiere in forma poetica (San Paolo, 2001) e dev’essere stata scritta uno o due anni prima almeno; le altre tre fanno parte della raccolta Terramadre (2012).

Degli angeli ciascuno è tremendo
R.M. Rilke Continua a leggere

Déjà Vu, di Giuseppe Colarusso, fotografia digitale, 70x50 cm

Vertigine

(L’opera scelta come copertina è di Giuseppe Colarusso.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

Il funambolo, passo dopo passo,
perfeziona la scienza di esibire
eleganza e potenza,
contrastare con l’arte la natura
e disinvoltamente
oscillare, voltarsi,
tenere in apprensione, prolungare
l’estasi della gente per stupire
con un oplà finale e far scoppiare
uno scroscio d’applausi,
mentre là in alto sembrerà bellissimo,
solo
come un eroe Continua a leggere

Milano, stazione centrale

Fuoricampo

In Stazione Centrale qualcuno cerca il binario giusto. È da un po’ che scivola tra le spalle e i bagagli per correre al punto in cui inizia la storia, ma immancabilmente torna indietro, controlla il tabellone delle partenze e degli arrivi, sfoglia il libretto degli orari. Cerca chissà quale coincidenza.

Lo tradisce quell’ansia che trapassa in baldanza appena si avvede di essere visto. Solo un ragazzo vede di essere visto: un uomo maturo va dritto per la sua strada, sa l’ora e il posto. Ha prenotato.

Eppure adesso, se osservi meglio, non sembra poi tanto giovane. Potrebbe essere quella smorfia degli occhi a dargli profondità. Diciamo che è uno, uno come tanti.

No, non sto dicendo che è puerile quell’insicurezza. Guarda che grazia gli dona al passo; guarda con che fermezza finge di non essersi accorto di noi.

 

Le ali dell'incomprensibile, di Silvia Pastano, acrilico e sabbia, tela, 2012 (qui uno degli elementi del dittico), 50 cm x 100 cm x 4 cm

Il poeta oscuro e il lettore smarrito

(L’opera scelta come copertina è di Silvia Pastano.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

Di tanto in tanto, il fantomatico lettore di poesia si materializza. L’ultima volta che ne ho incontrato uno è stato durante un incontro in cui si discuteva intorno alla mia generazione. Quando ha preso il microfono e si è messo, con buone maniere, a lamentarsi per il nostro incomprensibile e stucchevole parlarci addosso, intorno a questioni varie (“menate”) che finiscono sempre per annoiare e allontanare anche i pochi lettori rimasti, si è sollevata dalla platea una sacrosanta ovazione. Ho applaudito anch’io, consapevole delle sue ragioni, ma anche dispiaciuto di non potergli rispondere a dovere. Continua a leggere

Kosovo 1999, Fatmir Trashani

Ballata del mese di maggio

(L’immagine in evidenza di questo articolo viene da qui)

Riprendiamo l’esperienza raccontata ieri. Dopo la prima lettura ci siamo limitati a riconoscere la struttura della ballata, qui con un ritornello che effettivamente si ripete dopo la prima stanza, per essere sostituito invece alla fine. Poi, per mettere a fuoco meglio le diverse impressioni, abbiamo riletto, senza fretta:

Pristina rosa, rosa dolorosa,
stelo ubriaco e vulva spappolata,
dei figli che tu spandi
ne farò marmellata. Continua a leggere