A viso nudo nel mondo (di Davide Brullo)
non è tanto un libro di critica letteraria, quanto di teoria poetica
Da un’idea della letteratura come terra felice, quasi parallela al mondo dei mortali, alla scrittura come battaglia da fare in trincea, esposti a viso nudo nel mondo. Nodi di Hartmann, il volume di Merlin che inaugura la nuova collana delle Edizioni Atelier “900 e oltre” (Borgomanero, NO, 2006, pp. 172, € 15,00), mettiamo i puntini dove bisogna, non è tanto un libro di critica letteraria, quanto di teoria poetica. Meglio, un piccolo trattato di “morale poetica”. Nonostante alcune incisive incursioni nella saggistica (vi sono pensieri su Luzi e Montale, su Auden e Paul Celan), ciò che preme è il senso originario, primordiale, della poesia. Merlin riassume, parere nostro, i sintomi di una generazione intera, la quale non ci sta più a pigolare nella gabbia per allodole della letteratura, del dai, oggi balocchiamo con la poesia domani chissà. No, in questo paesaggio quasi postumano conta rispondere alla domanda “perché scrivo?” – e dunque “chi sono?” – prima di “cosa scrivo?”. «Scrivere è questione di pace»; «Scrivo “anche”, se non “essenzialmente”, per parlare a mio figlio al di là del tempo. Scrivo per vincere la morte non in me, ma in lui», sono alcune, affascinanti, risposte di Merlin.
Si capisce come più che a Montale o a chi vi pare qui si punti direttamente a Gilgamesh. Ogni poeta ambisce a mettere la parola “fine” alla storia della letteratura. È questo senso di una necessità terminale a inaugurare, forse, un nuovo sguardo sulla poesia, spesso ammansita in gioco da biliardo e di aggettivi. Niente di apocalittico, per carità, questo libro, dopo tutto, finisce con la parola “amore”.
(Davide Brullo, L’alchimia della critica letteraria, «il Domenicale», VI, 3, sabato 20 gen. 2007, p. 4)
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