Non con minore energia
(L’opera scelta come copertina è di Kumudra.
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Nel novembre del 2006 scrissi il testo che compare qui sotto. Doveva diventare un editoriale di Atelier, ma è rimasto inedito, prima di entrare ora negli Smarcamenti.
Il lavoro è appena iniziato, le linee delineate esigono l’experimentum crucis, un’azione che è “verifica” nel senso etimologico del termine, verum facere, inverare o smentire.
G. Ladolfi
Inutile negarlo: l’opera comune è finita. L’età è stata fatta fiammare, e bene, per quel che si è potuto. Inutile cercare di mantenere un profilo indistinto, di gruppo: ormai ci conoscono per nome e soprannome. La giovinezza non può essere eterna. Amen.
Ma c’è modo e modo di attraversare la soglia dell’età matura. Ci si può scegliere un riparo domestico per nascondersi, per esercitare un potere compensativo. Si può diventare padri senza averlo scelto, senza saperlo scegliere ogni giorno. Si può fingere.
C’è anche un indugiare sulla soglia, in preda alla nostalgia di un futuro che è arrivato mostrando un volto diverso da quello sognato. Si può restare giovani fino a quarant’anni, protrarre il tempo dell’attesa e continuare ad ammantarsi di illusioni. Si può godere, finché tocca, anche del proprio precariato, che almeno ci concede i vizietti dello studente.
No, questo non sarà il nostro caso. Prenderemo più spesso il fiato, forse, ma continueremo a mordere il tempo, e non con minore energia. Le responsabilità, insomma, crescono, come continua a crescere la rivista, la comunità che costruisce e che sollecita, gli orizzonti che essa si pone (ormai siamo con vigore anche dentro le questioni della narrativa, per esempio, e stiamo varando nuovi progetti editoriali). La nostra identità è stata fin dall’inizio consegnata alla continua progettazione, al rifiuto di una cifra distintiva e generazionale che non fosse multiforme, aperta, diveniente. L’unica sfida che ci siamo posti era quella di incardinare le differenze al desiderio dell’offerta, accettando la lotta appassionata, la fatica quotidiana dell’ascolto. Ora la vita ci impone ritmi diversi: le distanze individuali aumentano. Il dialogo sarà ancora più difficile: evviva! Questa sarà infatti la prova del fuoco; il rilancio sarà forse meno eclatante ma, potete scommetterci, continueremo ad ardere, a scolpire i nostri volti, a mettere mano ai nostri ideali: e non con minore energia.
Ci siamo fatti, certo, un po’ di compagnia in passato, ma soli, in fondo, lo siamo sempre stati, e lo abbiamo sempre saputo. Ora vengono i giorni di un lavoro più individuale, ma queste pagine saranno sempre il luogo privilegiato per la condivisione.
Questa svolta, dunque, non è la smentita, ma al contrario l’unico atto possibile di fedeltà. Questo passaggio è l’evoluzione che conferma quel che è stato: alle spalle non ci lasciamo un’illusione, ma un evento generativo che continua a pulsare. E ben venga, adesso, la decantazione e la verifica della storia: chi ha conosciuto la propria nascita potrà salvarsi restando in ogni dove originario, chi non sa la spremitura del parto ne avrà il fiato segnato.
Certo, non c’è evoluzione senza la parte dovuta di dolore. E qui rimorde la perdita, in qualche misura, di amicizia, la tenerezza delle trepidazioni condivise, la vampa degli innamoramenti cui non offriremo più il cuore. Ma questo è il pedaggio per una crescita d’amore che sarà sostanziale, poiché il nostro cuore è da tempo altrove. In un’altra epoca.
L’attenzione che ci siamo dati ci ha formato, e ora che premono nuove voci a chiedere sostegno di fronte alla loro nascita, noi sapremo assisterle. Abbiamo ancora molto da imparare, non si creda. Siamo padri giovani, teneri e inflessibili, timidi e tenaci, sbadati e fiduciosi.
Ma si facciano avanti coloro i quali desiderano, adesso, far fiammare la loro giovinezza e gettarci nella fornace. Chiedeteci conto di tutto, non lasciateci dormire sonni tranquilli. Noi vi insegneremo l’arte di pretendere con amore, di bucare la solitudine a ogni battito, di condividere l’impossibile in forme sempre nuove. Vi insegneremo ad andare fino in fondo con coerenza, accettando la lotta con rispetto e dignità. Alla fine, il nostro destino è sempre la sconfitta, ma si può attraversare il fuoco con passo glorioso: la gloria umile di chi è disilluso eppure continua a cantare. E non con minore energia.
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