Scuola: principi del cambiamento (4)
Ancora oggi la maggior parte degli alunni arriva a scuola per sdraiarsi sui banchi, come su un lettino o una sdraio, e apprendere per assorbimento, come spugne, come se la cultura fosse qualcosa di analogo all’abbronzatura. Ma non basta l’esposizione alle parole del docente – anche belle, anche convincenti – , magari per cinque-sei interminabili ore, occorre un movimento da parte dell’alunno.
Certo, spesso questo movimento è del tutto interiore, ma questo modello non funziona più nemmeno al liceo. E non basta la lezione socratica, occorre considerare non soltanto le esigenze psicofisiche dell’alunno, ma la sua stessa libertà. Occorre ripensare al docente non come a un somministratore di sapere, ma come al regista di una situazione di apprendimento, entro la quale entra in gioco anche la variabile della libertà dell’alunno – libertà di scelta di contenuti e metodi, entro i margini architettati dal corpo docente.
Non si dimentichi che solo attraverso la chiave della libertà si può effettivamente educare alla responsabilità, e andare incontro anche a sorprese inaspettate.
Dunque, un altro principio per la rigenerazione della scuola è la partecipazione attiva dell’alunno.
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