Scorcio della mia biblioteca

Assaggi di libri (2)

Isidoro Aiello invece mi ha spedito i suoi Crittogrammi: non è il primo suo libro che leggo. Ma ricordavo anche un altro Aiello, suppergiù coetaneo, che mi mandò a suo tempo un libricino delle edizioni Lietocolle: è un’altra persona, ma ancora una volta mi chiedo quanto numerosi siano, i poeti… (E, l’ho già detto, sarei felice se tutti scrivessero poesie: il problema resta semmai l’eccesso di pubblicazioni, e la pretesa di essere autori).

Ma questi pensieri sono un’interferenza: nulla hanno a che fare con il libro che tengo ora in mano, di una semplicità e pulizia grafica disarmante e preziosa.

Le poesie di questa silloge sono tutte brevi, raramente raggiungono i dieci versi. I titoli tendono a ridursi a una parola: Battaglia, Tempo, Schiume, Risposte, Serpe, Guardami… Se proprio si esagera, si arriva a due: Questa stanza, Fiume avvelenato, Verrà l’inverno, Lettere cubitali

Forse sono già due indizi buoni: dovrò fare i conti con una poesia genericamente ermetica, non per questo oscura, ma vagamente ungarettiana, screziata da venature di cultura classica:

Non temere le fronte d’eucalyptus
spezza l’amaro dei pini
spiazza l’ospite dei boschi.
Tace il succubo d’alabastro e
ritorna attonito.
E’ il poeta che flagella fogli bianchi

leggo a p. 33 la poesia Vento. E ho la sensazione di una conferma, piuttosto che di un’evoluzione, rispetto a quanto di Aiello avevo già letto.

L’ordine invertito delle cose è invece il titolo della silloge di Luca Dell’Omo, edita da Interlinea. In questo caso, non c’è solo una introduzione (a firma di Franco Musarra), ma anche una nota finale di Massimo Arcangeli. Ma non è troppo? Il discorso critico è già preventivo, anticipato. Forse perché si è disillusi sulla possibilità che qualche pensiero possa muoversi a seguito della pubblicazione. Del resto, è effettivamente difficile che si vada oltre a segnalazioni editoriali, che di tali prefazioni e note fanno buon uso (cioè, ne copiano qualche riga e l’articolo è presto fatto).

Anche qui, apro a caso:

Com’è possibile pensare
che tutto sia
(in)finito. Questo
è il rovello.

La fine si sa è qui davanti
in attesa, e due
soltanto sono
le due possibilità:
la distrazione o la preghiera.

Il mondo fu costruito
per simmetrie, forse.
E tutto è divisibile
per metà.

C’è voglia di essere brillanti e leggeri, con la tentazione di sconfinare nel gioco. Ma una traccia il testo sembra lasciarla, una sottile sedimentazione intellettuale. Mi accosterò a questo libro quando non avrò fame, quando vorrò concedermi qualche sfizio.

 

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