Preadolescenza

Diventare grandi: preadolescenza, età negata?

Ho insegnato per diversi anni al liceo Classico e al liceo delle Scienze Umane a indirizzo Economico-Sociale, ma la mia esperienza è soprattutto legata alla Scuola Media – sigla che, un po’ come capita per il Medio Evo, rischia di risultare particolarmente negletta. Ricordo anche quando, con il ministro Berlinguer, si pensava a una riforma radicale dell’istruzione, ridisegnandola in un ciclo primario e un ciclo secondario, allineandoci ad altri modelli europei. Ma l’italianismo del cambiare tutto per non cambiare nulla ha alla fine partorito solo un cambio di nome. Non scuola media, dunque, ma Scuola Secondaria… di Primo Grado.

Non entro nel merito delle varie riforme scolastiche tentate ed abortite, che dopo il calcio e lo scaricabarile è il terzo sport più praticato qui da noi, a conti fatti. Mi interessa però isolare questa fascia di età che possiamo definire “pre-adolescenza”, spesso un’età negata, come recitava il titolo di un vecchio studio sull’argomento, che curiosamente è il primo libro di cui ho assistito alla presentazione in vita mia, quando, appunto, ero io un preadolescente.

Ogni ciclo scolastico sono testimone della spettacolare evoluzione dei miei studenti: li accolgo in prima media che sono ancora bambini, dopo una trentina di mesi li vedo prendere il largo che sono ragazzi – e alcuni, già con un nucleo ben sbozzato del loro essere uomini e donne dell’immediato futuro.

La meraviglia e la fatica di insegnare alle scuole medie è nell’ampiezza di bisogni a cui occorre rispondere. Le medie non sono una scuola selettiva, deve accompagnare e valorizzare tutti, e dunque affronta in modo portentoso il problema dell’inclusione. Si ha a che fare quotidianamente con ragazze e ragazzi molto differenti per tipo di intelligenza, bisogni, orientamenti, scelte, basi, attitudini, stile cognitivo ecc. ecc.

Così, anche per l’apprendimento della grammatica, occorre trovare l’equilibrio tra le altezze vertiginose (almeno per questa età) del ragionamento astratto e la formazione/revisione di concetti basilari da far fiorire anche nella testa dei più fragili, se possibile. Ma è una bella sfida, un bel mettersi in gioco, scoprire ogni volta che parole o idee che si vorrebbero dare per scontate non  lo sono affatto.

Non ci si lamenti, dunque, se la videolezione qui sotto potrà sembrare un po’ pedante, per qualcuno. Vi assicuro che per molti preadolescenti di oggi identificare il verbo di una frase non è un’operazione affatto scontata, nemmeno ai primi, più semplici livelli di difficoltà:

 

2 commenti
  1. massimiliano
    massimiliano dice:

    E’ davvero un periodo difficile. Mio figlio fa fatica a stare dietro a tutte le informazioni. Lo guardo al mattino e vedo la sua rassegnazione. Si sente un barattolo vuoto che si cerca di stipare di molte informazioni per lui forse inutili. Non è sempre così, per fortuna, ieri l’altro, per esempio, ha espresso il desiderio di una tavola periodica. Oggetto che gli ho procurato in due giorni. Avevo sentito che era importante, non tanto per la chimica, ma il poter avere davanti a sé lo stesso oggetto che vede ogni giorno in classe, come fosse parte di un sogno che si ritrovi nella realtà…va beh. In ogni caso la chimica l’ha studiata meglio, sdraiato sopra a questa tavola, bella grande, da aula. Ma per il resto? Mancanza di metodo. Parla da solo in classe. Bofonchia. Non un si tratta di un lamento eh, parla proprio da solo. Fatica totale in matematica. Si assenta. Non si relaziona. Ma non è scemo. Per niente. Eppure passa tutto il giorno a studiare ma il rendimento è davvero scarso. Ha già ripetizione di inglese e presto seguirà un professore di matematica privato. Danilo deve leggere, dicono. Sì, ma quando? Leggere poi? Io gli prendo dei libri, ora Stephen King. Legge 15 minuti e 15 minuti di Ipad. Il prossimo, le città invisibili, che sono testi corti ( ma anche più difficili ) e le 101 storie zen, che sono ancora più corte, e allora lui vedendo che sono corte mi fa contento e legge…MA se non faccio questo scambio, lettura al posto di un po’ di iPad, ai libri, lui, nemmeno ci pensa. Gli sport sono eliminati. Non vede nessuno. Vita da cortile zero. Insomma non so come fare. Vorrei aiutarlo e per certe materie forse un pochino riesco. Ma sono troppo coinvolto E non ho pazienza. Dedico anche ore, ci svegliamo anche alle sei per ripetere…anche alle 5,45…ma ha 11 anni per dio, appena compiuti! Oggi gli ho detto che potrebbe a provare a scrivere per dare un ordine a quelle voci. A quei discorsi che fa davanti allo specchio ( infiniti, concitati, con botta e risposta).
    E se li scrivessi? chissà, forse…in fondo pensaci un libro non è un lungo discorso che lo scrittore ricopia? e una poesia? Sai che si dice che uno è un poeta quando ha una voce?

    Danilo scrive poesie, sporadicamente certo, ma le scrive da quando ha 7 anni. Solo che diciamo non lo sa. Non sa compensare l’inevitabile scarnificazione; lo stupro che in un modo o nell’altro il sistema ( genitori inclusi) gli infligge ( mica solo a lui ovvio) per farlo diventare un bravo tecnico, un consumatore consapevole e un oggetto fiscale, non sa compensarlo con la fuga creativa. Il sistema lo subisce, la creatività, o come vogliamo chiamarla, gli capita soltanto ma non la cerca. Vorrei trovasse felicità nella sua ignoranza, per poter spingersi più in là, per moltiplicare se stesso, e vorrei…vorrei…ma che diavolo conta quel che vorrei io…e poi come si fa a dire: scrivi una poesia! disegna! è ridicolo. Come si fa a dire “fai questo! che ti renderà libero!” …questa poesia, credo l’ultima che io sappia, l’ho trovata per caso tra le sue carte stropicciate, scarabocchi, divisioni a due cifre scritte con una calligrafia illeggibile e minuta, fogli scritti ora qui e ora lì, in giorni o mesi diversi, disordinatamente, senza un ordine, sciatti, fragili, pieni di spazi vuoti tra i segni…questo testo invece scritto in corsivo, chiaro, al centro di un foglio protocollo, con delle brevi cancellature ( pochissime ) e subito di seguito la parola per lui giusta:

    Ti divoro nell’ombra,
    mi devo allacciare la borraccia.
    La custodia si immobilizza
    ferma, un tronco abbattuto.
    Il foglio profetizza, il vino
    nel mare.
    Il silenzio della luna.
    Il Danilo parla e dice:
    “Ti divoro nell’ombra.”

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    • Andrea Temporelli
      Andrea Temporelli dice:

      I ragazzi a questa età sono fragili e preziosi, ingarbugliati e ricchi di potenzialità inespresse. Ciò che mi racconti è molto bello, Max. Sebbene abbia la fortuna di lavorare in un ambiente davvero speciale, in cui per noi è normale sentire dire ai genitori che fanno fatica a riportare a casa i figli, perché si trovano bene, trovano una comunità dove potersi esprimere, anche quando sono più timidi e involuti, so delle fatiche di questi ragazzi, anche di fronte a quelle che per noi sembrano banalità. E adesso c’è per quelli di seconda e terza media la fatica, di queste ennesime settimane di DAD. So di qualcuno che è a rischio di depressione. Una ragazza in particolare.
      E allora forse, come dici, non ha senso invitare a scrivere, a disegnare, ecc. Ma devono stare in mezzo non solo a ragazzi, ma anche adulti significativi, che sappiano stare al loro fianco anche in cortile, che parlino a loro accettando di raccontarsi, di mostrare il loro lato fragile, ingarbugliato, umano, bambino. Ma dico “adulti significativi”, non padri/genitori amici, piacioni che non sanno fare “click” quando è il momento, che dopo essere scesi in cortile non sono in grado di tirare le fila, di guidare la cordata, di portare tutti su una vetta più alta, passo dopo passo…

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