Immaginate di camminare per Milano e di imbattervi all’improvviso in uomo vestito in maniera sei-settecentesca, che ne so, con ventaglio parrucca gorgiera e quant’altro. Dopo aver rapidamente verificato che non si tratta di un’allucinazione né di un fantasma, ipotizzerete immediatamente l’organizzazione di una festa, di un ritrovo a tema, di uno spettacolo da strada, di un servizio pubblicitario o di qualche altra carnevalata. Non potreste certamente prendere sul serio quell’individuo, qualunque cosa abbia eventualmente da dirvi.
Eppure, ogni tanto mi capita di ricevere delle poesie scritte seriamente in una lingua improponibile: classicistica, certamente non classica, dove si estolle, si percepisce uno spiro in mezzo a qualche dama, o meglio ancora virginee dormienti che appena sveglie volgonsi per farsi mirare dal veron: deh, non le portereste anche voi un fior? Continua a leggere