Narrativa d’oggidì: Andrea Di Consoli

(La fotografia in copertina è di Dino Ignani.
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Per Andrea Di Consoli (di cui apprezzai in particolare Il padre degli animali) scrivere significa scavare nel sottosuolo psichico, culturale e corporale

Perché scrivi?

Certe volte imbratto tele, ma mi accorgo che non trovo una strada, una forma, e quindi lascio perdere. Mi piacerebbe “torturare” attori come regista teatrale, ma non è mai capitata l’occasione. Anche stare dietro a una cinepresa mi piacerebbe, ma non sopporterei le distrazioni della produzione, i cinismi dei cinematografari. Perciò scrivo furiosamente. E la cosa che mi piace di questo mio scrivere è la sensazione di scavare nel mio sottosuolo psichico e culturale e corporale. Ecco, ti rispondo così: scrivo perché fondamentalmente ho la struttura psichica e fisica per combattere in guerra, o per vivere in epoche buie e difficili. Invece vivo in un’epoca di pace, e questa stasi forzata crea un accumulo insostenibile di memorie inconsce e di energie inespresse che poi diventano scrittura. Tutto qui. Continua a leggere

Antonella Cilento

Narrativa d’oggidì: Antonella Cilento

L’opera mira all’assolutezza, ma occorre essere disposti a tentare e tentare, ci insegna Antonella Cilento, perché la semplicità è conquista faticosa

Perché scrivi?

Perché da bambina non potevo parlare. Perché sono invasa da sensazioni e parole. Perché davvero non so fare altro (anche se faccio molte altre cose, fra cui insegnare a scrivere e organizzare eventi letterari, tutto a patto che la scrittura c’entri in qualche modo). Perché sono innamorata della bellezza. Perché ho le tasche piene di storie. Per respirare. Perché quando scrivo sono migliore. Perché sono innamorata della vita. Perché volevo diventare una pittrice, ma scrivo meglio di come disegno. Perché ho contratto la malattia della caverna magica da piccolissima e non so starne lontana: ogni libro, ogni frase, ogni più piccola sensazione s’ingigantisce e mi fa sognare. Perché ho trascorso la maggior parte del mio tempo senziente a leggere. Perché è la fatica più grande, meno riconosciuta e più indispensabile (a me). Perché sono azzurra, perché esisto inventando. Continua a leggere

Narrativa d’oggidì: la voce di Brullo

Davide Brullo è più di un amico, è un fratello. E’ più di un autore che stimo, è l’unico che può uccidermi. Vale la pena ascoltarlo

Perché scrivi?

La stessa domanda me la ha imposta qualche settimana fa una ragazza pazzesca di diciotto anni. Perché ho bisogno di dedicarmi esclusivamente a qualche cosa, di sprecarmi e spremermi in qualcosa. Lei ha replicato, disarmata, “ma non ti basta un uomo?”. Continua a leggere

Gabriele Dadati

Narrativa d’oggidì: Gabriele Dadati

Gabriele Dadati, lo confesso, è tra i giovani autori che più mi interessano, anche per quell’idea artigianale (ma in senso profondo) che ha della scrittura

Perché scrivi?

Per salvare. Il verbo va inteso nell’accezione che ha ad esempio nella frase “Hai salvato il file sul quale stavi lavorando?”. Vale a dire: mettere al sicuro dei dati. Che poi siano dati della memoria, dell’intuizione, del sentimento ecc., questo lo si vede di volta in volta. Continua a leggere

Francesca Petrizzo

Narrativa d’oggidì: Francesca Petrizzo

Non esiste la narrativa odierna, sostiene giustamente Francesca Petrizzo, perché separarsi dalle opere della tradizione è insensato…

Perché scrivi?

Perché devo, è parte di me. Ci sono storie che mi vengono in mente dal niente, storie che mi assillano per anni, finché non acconsentono a essere scritte. Vivo raccontando, racconto vivendo, anche quando non sto materialmente scrivendo. E se mi rifiuto la mia Musa mi prende per la gola e non mi lascia andare finché non mi metto a scrivere.

Qual è il tuo scarto rispetto alla narrativa odierna?

Ogni scrittore è un universo a sé, non credo si possa parlare di narrativa ‘odierna’ o ‘passata’. A volte ci sono cose lontane millenni nel tempo, ma che ci toccano più da vicino di un romanzo scritto l’altroieri. Io scrivo romanzi storici, mi proietto nel passato; ma studiando storia so che il passato è soltanto l’inizio del filo che ci porta al futuro.

Indicami un ingrediente a te caro per l’elaborazione del capolavoro di domani

Non so se riuscirò mai a scrivere un capolavoro; ma so che qualsiasi cosa degna di essere letta, per quanto banale possa suonare, debba essere scritta dall’anima e dalle viscere. Non si mente con la scrittura; se si finge, se non si sente quello che scrive, si sente e si vede. Non sono una fan di quegli scrittori, come Oscar Wilde, che sono tutti raffinatissima forma, e nessuna sostanza al di sotto. Meglio una scrittura ruvida ma potente, alla John Steinbeck.

Strappa un angolo dalla tua veste perché ci si possa fare un’idea del tessuto: autocìtati.

«Io sono di pietra.»

Come si forma un’opera nella tua officina?

Dipende. A volte cullo un’idea per anni e poi, in un pomeriggio, butto giù tutto. Altre volte l’idea dev’essere elaborata con calma, ma è ritrosa: soltanto un classico incatenamento alfieriano alla scrivania aiuta a tirarla fuori.

Qual è il tuo maggior cruccio, rispetto a quanto hai finora scritto?

Non aver scritto di più.

La critica più intelligente che hai ricevuto diceva che…

Forse, non necessariamente Elena, il mio personaggio, era la persona incompresa che ho descritto; forse, mi disse questo lettore, era davvero una cagna vuota. Benché non condividessi la sua opinione, quel lettore aveva appena compiuto l’azione più importante che qualsiasi lettore, qualsiasi scrittore con un po’ di cuore possa fare: rigirare una storia, osservarne il rovescio. È così che si scopre il nuovo, costantemente, anche in miti vecchi millenni.

(L’immagine di copertina è tratta da qui)

 

Gabriele Picco

Narrativa d’oggidì: Gabriele Picco

Gabriele Picco non è solo uno scrittore, ma anche un artista visivo e questa sua inclinazione particolare si percepisce nel rapporto che instaura con la pratica della scrittura, dalla scintilla iniziale al processo formativo.

Perché scrivi?

Per non annoiarmi, e perché in certi momenti mi fa stare anche molto bene. Continua a leggere

Maurizio Torchio

Narrativa d’oggidì: Maurizio Torchio

La scrittura, ci insegna Maurizio Torchio, ha un valore conoscitivo, perché lavora su questioni universali. Poi il discorso si asciuga, l’inessenziale evapora, e resta il racconto

Perché scrivi?

«La gioia di scrivere. / Il piacere di perpetuare. / La vendetta di una mano mortale.» (Szymborska) Continua a leggere

Massimiliano Parente

Narrativa d’oggidì: la voce di Parente

Massimiliano Parente non esita ad andare contronatura, a lottare contro i salotti e la mediocrazia: vive per scrivere ciò che nessun altro potrebbe scrivere

Perché scrivi?

Perché rappresento una rivoluzione contro la natura. Continua a leggere

Filippo Tuena

Narrativa d’oggidì: Filippo Tuena

Stile e passione sono i capisaldi del lavoro di Filippo Tuena, che ricorre spesso ad ambientazioni storiche e resiste alle lusinghe del romanzesco…

Perché scrivi?

Piacere necessario. Continua a leggere

Narrativa d’oggidì: Antonella Lattanzi

Conoscere tutta la letteratura del mondo – e darsi alla scrittura, completamente, per rubare un po’ di felicità: così Antonella Lattanzi

Perché scrivi?

Perché mi rende felice. Continua a leggere