Narrativa d’oggidì: Alessandro D’Avenia

Laconico, profondo, puntuto, autoironico. Alessandro D’Avenia mira alla semplicità che è conquista, distillato di vita e di letteratura – e prova a darci una lezione partecipando al nostro “carotaggio grullo e geniale”

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Carotaggio grullo e geniale per tastare la narrativa d’oggidì

Qualche anno fa mi sono dilettato con un questionario sottoposto a diversi narratori, a partire dalle “giovani promesse”. Nei prossimi giorni vi riproporrò le risposte ricevute, ma se volete riattivare il giochino “serissimo” potete annotare fra i commenti (o sulla pagina facebook) le vostre risposte.

Ecco il cappello introduttivo e le domande: Continua a leggere

Attila József

Le poesie di József (lettura di Casagrande)

È incontestabile in poesia, come in letteratura o nella vita, che un autore aderisca intimamente ai propri luoghi, che ne porti nel sangue l’impronta archetipica al pari del patrimonio genetico ereditato con il latte materno. Tale l’impatto che il lettore ricava dall’approccio ai testi di questa antologia [si cita da Poesie. 1922-1937, Milano, Mondadori, 2002] curata da Edith Bruck: dall’inizio alla fine, infatti, Jozsef viene precisando un’immagine di sé (e degli altri) che si direbbe non possa prescindere dai grandi spazi della puszta ungherese (per quanto quest’ultima non venga mai espressamente nominata), dai cieli dell’Ungheria – sempre attraversati, però, da una venatura «metallica» o annuncianti un «azzurro ferreo» (Notte d’Inverno, p. 105) – dalle stelle che ne rischiarano le notti o dal corso placido e insieme imponente del Danubio (come non ricordare, a questo proposito, il libro omonimo di Magris?), fiume «torbido, saggio, grande» del quale «ciarla la superficie e tace il profondo. / Come se il Danubio fluisse dal mio cuore» (Presso il Danubio, p. 151 ). Continua a leggere

Pierluigi Cappello, Dentro Gerico

Il 1 ottobre 2017 è morto Pierluigi Cappello, un poeta che avrei voluto conoscere e che ho imparato ad apprezzare con il tempo. Lo ricordo con questo saggio, ospitato a suo tempo (n. 29) sulla rivista Atelier, a firma di Maurizio Casagrande

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Valerio Magrelli, fotografia di Dino Ignani

In viaggio con Magrelli (di Sandra Piraccini)

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IN VIAGGIO CON VALERIO MAGRELLI
di Sandra Piraccini

«Ci incontriamo di fronte alla biglietteria. Porto gli occhiali, ho un giubbotto verde e una borsa blu. Non le sarà difficile riconoscermi».

Stazione di Pisa. Ore 16,30. Lo vedo avanzare nell’atrio verso il tabellone delle partenze finché non si ferma quasi di fronte a me. Esito: non so come presentarmi. Poi, faccio un passo verso di lui e «Salve, signor Magrelli?». Continua a leggere

Giorgio Caproni, fotografia di Dino Ignani

L’ultimo Caproni (di Daniele Piccini)

Dopo quella di ieri, ecco una nuova lettura di Giorgio Caproni.

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L’ultimo Caproni: la caccia, l’ónoma, Dio

di Daniele Piccini

La prima volta che Giorgio Caproni mise al centro di una sua poesia il tema della caccia nell’accezione allusiva e subito intensamente metafisica che sarà del Franco cacciatore (Garzanti, Milano 1982) fu in un testo del maggio 1961, Il fischio, apparso sulle pagine della rivista “Critica d’oggi” (4, gennaio 1962) e infine accolto nel volume Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee (Garzanti, Milano 1965). È qui anticipato il fruttuoso campo metaforico che il libro del 1982 passerà poi in eredità, come metafora centrale, spunto narrativo trainante dell’intera raccolta, al successivo Il Conte di Kevenhüller (Garzanti, Milano 1986). Continua a leggere

Durs Grunbein, fotografia di Dino Ignani

Durs Grünbein (di Riccardo Ielmini)

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Durs Grünbein, A metà partita

di Riccardo Ielmini

Di Durs Grünbein (nato a Dresda nel 1962) è stata pubblicata un’ampia antologia, a cura di Anna Maria Carpi, per le edizioni Einaudi. A metà partita raccoglie il meglio della sua produzione fra la raccolta d’esordio, Zona Grigia, mattina (Grauzone morgens, 1988) e l’ultima, Dopo le satire (Nach den Satiren, 1999), offrendo al lettore italiano una scelta corposa per il numero dei testi presenti e tale da confermare la considerazione che l’autore ha riscosso in patria ed oltre, sì da porlo come una delle voci più valide della produzione europea contemporanea. Continua a leggere

Dario Bellezza, fotografia di Dino Ignani

Dario Bellezza

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DARIO BELLEZZA

di Danni Antonello

«Dario Bellezza ha un suo posto, appartato e sicuro, fra i poeti del nostro secondo Novecento». Conclude così Elio Pecora la prefazione all’antologia dell’amico, uscita nell’aprile 2002 per i tipi di Mondadori. Poesie 1971-1996 è una scelta della produzione del poeta romano che vuole dare un’idea d’insieme del suo lavoro, dal primo volume Invettive e licenze, uscito nel 1971 con prefazione del suo mentore P.P. Pasolini, fino al postumo Proclama sul fascino. Mondadori e Garzanti premiano l’opera di Bellezza fin dagli inizi, a dispetto del disappunto di molti e del ghigno soddisfatto di altri. Devo confessare che preferisco entrare nella sottospecie dei ghignanti piuttosto che nel tribunale dei molti, che preferisco cioè stare tra le bande dei lettori di poesia critici, piuttosto che nelle fila ordinate dei critici di poesia. Continua a leggere

Giovanna Rosadini, fotografia di Dino Ignani

Poeti contemporanei: Giovanna Rosadini

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GIOVANNA ROSADINI, IL SISTEMA LIMBICO

di Marco Godio

Secondo Stephen Hawking, noto fisico e cosmologo, è possibile aprire un passaggio attraverso la quarta dimensione, il tempo: oltrepassare la velocità della luce è impossibile, ma avvicinarsi ad essa con mezzi umani equivarrebbe infatti a viaggiare nel futuro. Al fine di chiarire ai “non addetti ai lavori” questa teoria, il professore, cattedra di matematica a Cambridge, ha elaborato un aneddoto fantascientifico (basato sul progetto dell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra): immaginiamo un binario, che attraversi la nostra Terra, e un treno superveloce che, alimentato da un enorme propulsore, riesca a percorrere la circonferenza del pianeta sette volte al secondo, avvicinandosi così alla velocità della luce (che visuale distorta si avrebbe dai finestrini!) Poniamo che una bambina si metta a correre sul treno: la sua velocità, aggiunta a quella del veicolo, potrebbe raggiungere il limite cosmico? No! Le leggi della natura glielo impedirebbero, rallentando il passare del tempo. Di conseguenza, per cento anni di mondo, sul treno sarebbe passata solo una settimana… «Nel flusso strisciato delle luci / la strada mi scorre attraverso»: ebbene, abbiamo scoperto anche la poesia di Giovanna Rosadini. Di qualcosa del genere stiamo parlando: di un tunnel spazio-temporale costruito con parole d’acciaio. L’immortalità, il superamento del limite umano è l’obiettivo, l’utopia dell’autrice. Il sistema limbico al quale vorrebbe ridurre anche la sua mente razionale, il silenzio di particelle di poesia in cui vorrebbe addormentarsi per sempre, è imprigionato nella catena di molecole complesse disegnata a parole sul libricino. Continua a leggere

Rosaria Lo Russo, fotografia di Dino Ignani

Poeti contemporanei: Rosaria Lo Russo

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Nell’introduzione a Vrusciamundo, Francesco Stella ha indicato con esattezza nella vocalità, e quindi nella «corporalità», il «principio costitutivo» dell’opera: «Ne nasce una poesia recitativa, uno stile che presuppone la scena (cioè un corpo in uno spazio) e anela a crearla moltiplicando le rifrazioni della parola, producendo con l’alternanza dosata dei toni una prospettiva acustica, una profondità mentale. Teatro della poesia come sdoppiamento del soggetto, attore-ascoltatore della sua voce». Continua a leggere