Scuola: il mio credo

Questa è la dichiarazione che ho voluto appendere nella mia aula. La rileggo quasi tutti i giorni, mentre attendo i miei alunni.

Credo che l’essere partecipi a una realtà al di fuori del tempo, dello spazio e del determinismo, pertanto riconosco in ogni individuo un mio simile per natura e per diritto. Provo questa convinzione nell’incontro quotidiano con la vita in tutte le sue manifestazioni, con gli altri, con me stesso.

Tuttavia, in quanto essere di carne, sono anche mortale, limitato, determinato a livello biologico, sociale e culturale. Tratto con comprensione lucida e benevola questo aspetto, nella convinzione che, più della tastiera che ci è data, conti la musica che si suonerà.

Questa comprensione si sviluppa nella misura in cui approfondisco giorno per giorno  la conoscenza del mio essere – corpo, anima e spirito. Ciò migliora la mia capacità di incontrare la storia comune e la mia propria esistenza nelle situazioni in cui divento responsabile, perché libero, per quanto mi è possibile esserlo in quel frangente.

Naturalmente, alcune mie azioni sono maldestre e inadeguate. Devo esaminare serenamente i miei errori per trarne profitto, a partire anzitutto da quelli che chiamano in causa la relazione con i giovani. Di fronte ai miei alunni non mi considero un professore, ma uno studente esperto, che ambisce semmai al ruolo di studente saggio. Riconosco che nella reciprocità del rapporto con gli altri, come in ogni relazione d’amore, riuscire a donare qualcosa di sé significa ricevere quantomeno altrettanto. Mi applico per mantenere desto il senso critico, affinché le mie convinzioni non si innalzino rigide davanti a me. I miei “sì” avranno slancio solo quando nasceranno come dei “no al no”, ovvero quando avrò considerato fino in fondo le ragioni opposte alle mie.

A ogni modo, tutto ciò che esprimo, compio, sento e penso in un certo momento sono veramente io e la realtà che m’include. Sono davvero io a disporre dei mezzi per dare un senso al mondo in me e attorno a me. Per questo intravedo spesso in fondo alle passioni che mi tormentano una promessa di pace e vigilo perché il mio ego non prevalga: limiterò il più possibile le parole, rafforzando l’ascolto e perfezionando il gesto. Ciononostante, mai esiterò a denunciare ciò che si presenterà contrario ai miei principi e offensivo per la vita.

Mi riconosco, in quanto essere umano, insolvente rispetto al dono immenso che ho ricevuto, per cui mi impegno a restituirlo a mia volta compiendo il mio destino. Poiché l’essere è essenzialmente relazione, cosciente dei diritti, dei doveri, dei doni e dei privilegi della mia condizione, ringrazio la vita, e accetto la mia esperienza passata, presente e futura.

 

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