Eco e Narciso

Specchio delle mie brame

Ho tra le mani il nuovo libro di poesie di Giancarlo PontiggiaIl moto delle cose, di cui forse dirò qualcosa nei prossimi giorni. Intanto la mia attenzione è attratta dalla noticina che accompagna il frontespizio, che riporta il titolo di una delle due collane di poesia più prestigiose d’Italia (l’altra, ovviamente, è la bianca di Einaudi): Lo Specchio – I poeti del nostro tempo.

La nota recita così:

Negli anni ’40, sull’aletta de “Lo Specchio”, l’Editore scriveva: «Di qui si irradia il canto della nostra lirica, qui giungono le voci nuove della giovane poesia e si affiancano ai grandi nomi già noti in tutto il mondo continuando la gloriosa tradizione italiana attraverso i secoli e i tempi».
A settantacinque anni dall’esordio della più prestigiosa collana italiana dedicata alla poesia – che, a partire da Cardarelli, tra i tanti ha ospitato Ungaretti, Montale, Quasimodo, Saba, Sereni, Zanzotto, Raboni, Giudici, Porta, Gatto -, l’Editore riprende e conferma la sua originaria vocazione. In questo nuovo formato, “Lo Specchio” affiancherà alla poesia più recente le voci già celebri in Italia e nel mondo e chiederà ai poeti italiani di offrire al nostro pubblico la poesia universale, ravvivando quella consuetudine che in anni lontani ci ha regalato traduzioni memorabili. Infine, con le antologie, “Lo Specchio” tornerà a fare il punto sul percorso creativo ed estetico delle nuove voci che mirabilmente stanno continuando «la gloriosa tradizione italiana».

E a me viene subito uno sciame di pensieri:

  • perché Editore e Specchio con la maiuscola? Perché “de” Lo Specchio?
  • il canto della nostra lirica. Signori: il CANTO!
  • a settantacinque anni, proiettati in un’altra era umana, non si trova di meglio che riproporre, dentro la nuova veste grafica, la reboante nota d’esordio
  • (la nuova veste grafica fa due passi indietro, e risulta piuttosto anonima: ma chissenefrega della copertina, in ogni caso. Costerà meno)
  • Cardarelli, Quasimodo, Gatto, lo stesso Ungaretti: sì, è proprio passata un’epoca, forse due, e molti fuochi si sono tramutati in cenere
  • un momento: alle “nuovi voci della giovane poesia” coraggiosamente affiancati ai grandi nomi della poesia mondiale, come accadeva settantacinque anni fa, ora fa da contraltare solo la “poesia più recente”: ovvero, i soliti noti! Dunque: mettiamoci subito il cuore in pace: sappiamo già tutto, prima di leggere
  • però sì, ecco, si darà il giusto rilievo alle “traduzioni memorabili” della poesia “universale”. In pratica, oltre ai soliti noti, i quattro gatti famosi dall’Idroscalo a Cinisello, non ci sarà poi molto spazio per sperimentare qualcosa… Ma almeno i poeti stranieri offriranno qualche prospettiva nuova, c’è da sperare
  • ma c’è il colpo di genio finale: le ANTOLOGIE! Non perdete la speranza, voi che non entrate: c’è spazio per tutti, alla fine, basta passare all’ingrosso, intruppati, nelle foto di gruppo, con tanto di corna dalla seconda fila… Cominciate a prendere il biglietto, e mettetevi in coda, poeti, come dal salumiere

Considerata tale «gloriosa tradizione italiana», la prossima serie dello Specchio – ops, scusate, de Lo Specchio – potrebbe dirigerla Tavecchio.

 

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