Due pere

Tette, gambe e libri

Qualche giorno fa, su Facebook, mi sono concesso un primo divertissement, con riferimento a un buon numero di post di scrittrici in cui si faceva sfoggio del proprio corpo… testuale. Alcuni commenti piccati di donne che si sono sentite offese per il mio approccio maschilista, mi ha suggerito un rilancio. A me continuano a sembrare (come alla maggior parte di coloro che hanno commentato, per fortuna, anche e soprattutto donne) due divagazioni innocenti. Le rilancio qui, sperando di non offendere nessuna, anzi.

Che poi non ho ancora capito bene la storia di tutte queste scrittrici che su facebook mostrano le tette, voglio dire, a me le tette piacciono, eccome, ma è come se presentandomi come scrittore io dichiarassi di essere un fenomeno a calcetto, che magari è pure falso, ma anche le tette viene il dubbio qualche volta che siano false, ma il punto è che non capisco che cosa c’entrino le tette o il calcetto con la scrittura, voglio dire, se le spostassero un pochino, queste benedette tette, si potrebbe vedere meglio che cosa hanno scritto o che cosa stanno leggendo e quindi verificare se sono davvero brave scrittrici, e quelle che invece mostrano le gambe, perché probabilmente hanno un po’ meno tette, ma non è un problema per me, perché saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma le gambe, ma le gambe, a me piacciono di più, comunque quelle che mostrano le gambe c’hanno lo stesso problema, viene voglia di regalare loro uno scrittoio come si deve, perché leggere sempre con il libro sulle gambe fa venire la cervicale, dovrebbero saperlo, però sempre per il fatto di essere distratto dalle gambe non si capisce ancora se se lo meritano, uno scrittoio vero, perché non si legge bene quello che scrivono o leggono, e questo alla fine mi manda davvero in bestia, perché non comprendo perché le scrittrici debbano cercare di barare con queste tette e queste gambe che non c’entrano con la scrittura, perché già lo sanno tutti che le donne sono migliori degli uomini, sopportano meglio il dolore, sono più portate per lo studio delle lingue, se fosse per loro nella storia non sarebbe scoppiata una guerra che sia una, ecc. ecc., e non scherzo, persino geneticamente è chiaro che sono nate prima loro, altro che la costola di Adamo, altro che averci un pezzettino di carne in più, siamo noi a livello genetico ad aver perso un pezzo, da dove credete che derivi la Y se non dalla X, quindi XX > XY, non ci sono dubbi, per cui le scrittrici potrebbero, se volessero, sovrastarci, anche perché le donne leggono più degli uomini, e quindi noi scrittori finiremmo per chiudere presto bottega, però no, ecco che insistono con le tette e le gambe, e poi si offendono se hanno messenger intasato di proposte, ma è una strategia chiaramente fallimentare, o almeno io proprio non la intendo, per questo, pur apprezzando tette e gambe, io alla fine leggo, e se anche l’occhio vuole la sua parte, mi viene di dare maggiore credito ai profili in cui al massimo si vede il sorriso, o lo sguardo, giusto per vedere se la bella persona che si è costruita nella mia testa leggendo ha qualche corrispondenza con quelle foto, che poi magari sono comunque finte, ma non importa, perché io so già che la verità sta solo lì dove deve stare, cioè nella finzione della scrittura.

* * *

Che se poi ridendo e scherzando sulle tette e sulle gambe esibite dalle scrittrici si scatenano le paladine che tirano fuori pure le unghie per farti il culo, perché sei bacchettone puritano e persino maschilista, si capisce perché tutto diventa un pre-testo, e il testo si perde, laddove chiarivo seriamente che la donna è superiore, non ci sono santi (per non dire altro), ti viene spiegato quello che hai già sempre spiegato tu, che ognuno fa quello che vuole e che la scrittura è corpo, e ci mancherebbe, ciascuno fa quello che vuole, anche far notare che sovrapporre al testo le tette o le gambe è pericoloso, ci vuole mica un esperto di comunicazione per spiegare l’abc, perché rischi di trattare il maschio che legge come un cretino, del resto sarà pure geneticamente inferiore, ma non è detto che sia pure cretino, e quindi sa capire chi getta fumo negli occhi e fa la figura di una milf perditempo, chi compiace, chi confeziona la scrittura in maniera furbina, del resto certe mie amiche artiste e poete comunicano eccome con il corpo, metti per esempio Tiziana con cui parlerò di poesia domani a Bologna, ma è solo un esempio, per raccontare di artiste che propongono dei nudi che vanno ben al di là dei più beceri pruriti, sono già scrittura, lo vedo bene anch’io che sono miope, per cui questa storia proprio non mi riesce di prenderla sul serio, e mi diverte, questo continuo rimbalzare su tette e cosce con le più buone intenzioni, giacché la donna ti tenta tre volte tanto, come la fiesta di una volta, e se apprezzi le tette sei cretino, se chiedi di spostare le tette per leggere il testo sei bacchettone, e allora non c’è scampo, devi proprio ammettere che le scrittrici hanno il diritto di compiacere l’animo cretino e maschilista per il gusto di accusarti di essere cretino e maschilista, e così la frittata si gira sempre, ma è bello così, è il gioco delle parti e il limite di facebook, e qui dentro si balla, ciascuno con il proprio stile e la propria lettura frettolosa, siamo tutti pretesti, care e cari miei, tutti pretesti, finché non si osa cantare, e allora, solo allora, tutto rallenta, prende forma, pretende una lettura vera:

DOMINA

Tu sei gli anni più belli della vita,
gioventù che non torna,
e l’amore, l’amore senza fiato.
Tu sei slancio e ferita.

Presto sarai la piega delle labbra,
il solco accanto agli occhi e l’alta fronte.
Il tuo regno è di sale che corrode.

Sei la perdita in cui avanzo, il millennio
lasciato per un’epoca diversa.
Sei il proiettile puntato alle spalle
che non esplode.

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1 commento
  1. massimiliano
    massimiliano dice:

    Il punto è che le donne quando mettono in gioco il proprio corpo lo potenziano ( una gonna, il trucco, chirurgia, scarpe etc ) e lo fanno con l’unico scopo, conscio o inconscio, di far alzare i cazzi, ovvero prestarsi in misura più o meno ampia, a diventare oggetto di contemplazione e di desiderio. E’ inevitabile che sia così e per questo molto semplice. Ma la maggior parte di loro non lo accetta perché la maggior parte di loro è moralista e come tale nega l’evidenza in quanto schiava proprio di quella morale patriarcale che dicono di non condividere. Morale di origine catto-cristiana, che le vuole vergini, pure e prive di sessualità, ovvero punibili anche qualora apparissero soltanto quale fonte di peccato e dunque di piacere ( dell’uomo, s’intende). Il fatto è – e veniamo alla letteratura – che sono pochissime le donne capaci di far convivere, a pari intensità, da una parte la potenza inestricabile di essere femmina e dall’altra il proprio lavoro intellettuale; come riuscì a fare, per esempio, Isabella Santacroce: una delle prose più potenti che a mio parere abbiamo avuto in Italia negli ultimi trent’anni.

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