Tag Archivio per: POLEMICHE E PROPOSTE

Allenare i genitori a scuola

Pensate, per intenderci, a quanto è cambiato il ruolo di un allenatore, in questi decenni. Una volta un allenatore… allenava. Adesso è uno che coordina i vari preparatori atletici, che sceglie la dieta della squadra, che si siede accanto ai manager della società per definire con loro il progetto complessivo, che studia i dati statistici e fisici dei giocatori, che avanza richieste di mercato, che gestisce la pressione dei media, che cura la psicologia del gruppo, che interviene sui social, che determina imponenti movimenti economici… Poi, sì, certo, manda i giocatori in campo, decide la tattica, interviene sulla partita – ma sui fondamentali ha poco da inventarsi: i giocatori se li trova già pronti, al più affina alcune loro qualità, ha qualche intuizione determinante sul loro ruolo, e così via.

Qualcosa di analogo si può dire a proposito del docente della scuola secondaria. Continua a leggere

Fake news

Fake news sul critico-poeta

Ne circolano tante, di baggianate, intorno alla letteratura. C’è per esempio chi sostiene che di poeti, in un secolo, ne nascano tre o quattro. O che Carducci sia un grande poeta. O che uno scrittore sia un’anima bella e sensibile. O che Omero abbia fatto un giretto nel Baltico, per ispirarsi.

La mia preferita, però, è una certa idea sclerotizzata intorno alla figura del critico-poeta. “Un grande poeta”, si sostiene, “è inevitabilmente anche un grande critico”.  Continua a leggere

Rubinetteria Frattini di San Maurizio d'Opaglio (NO)

Moti di nostalgia (4)

Moti di nostalgia nella de/generazione. Lettera aperta a Roberto Galaverni (4/4)

E allora tanto vale prenderla per quella che è, questa repubblica di poeti, e buttarsi nella mischia soprattutto per sguazzare nei pettegolezzi, nelle schermaglie, nel gioco tagliente degli sguardi. Qui avrei un racconto di Parcopoesia da passarti sottotraccia. Te ne offro qualche palpitante ritaglio, con tutti gli umori, anche maligni e acidi, degni di una storia. Continua a leggere

Un'ottima annata, di Cristina Carcavecchia (olio su tela, 60x40 cm)

Moti di nostalgia (3)

(L’opera scelta come copertina è di Cristina Carcavecchia.
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Moti di nostalgia nella de/generazione. Lettera aperta a Roberto Galaverni (3/4)

Non ho paura di quello che ho scritto. Ho detto che non siamo stati (mi inserisco anch’io, dunque) all’altezza dei nostri ideali. Sul più bello, è prevalsa la paura. Quella stagione ha ormai le sue date: fissa tu l’inizio, fra l’avvio di Atelier (1996) oppure l’uscita delle celeberrime antologie (L’opera comune è del 1999) o il “mitico” convegno di Borgomanero ricordato da Isabella (del 2001, a pochi giorni dai tragici eventi dell’11 settembre); la fine invece è indubbiamente il 2005 (tant’è vero che nel 2006 avevo scritto un editoriale proprio su questa fine, anche se poi Giuliano mi ha impedito di pubblicarlo: è ora reintegrato fra gli Smarcamenti). Con questo, ne approfitto per troncare sul nascere un’altra interpretazione, che ho ben sentito tra i denti a qualcuno di noi: l’idea che fosse il suicidio di Simone a determinare questa fine. No, non permetterò a nessuno di usare Simone come “facile mito” per giustificarsi, quando una parte di me (quella più sanguinante, sì) non riesce a estirpare il dubbio che semmai sarebbe potuto accadere esattamente l’opposto, ovvero che, qualora si fosse sprigionata davvero l’opera comune, forse Simone…. Continua a leggere

Copertina del carteggio Eusebio e Trabucco

Moti di nostalgia (2)

Moti di nostalgia nella de/generazione. Lettera aperta a Roberto Galaverni (2/4)

Siamo così giunti alla petrarchizzazione del Novecento. L’ho detto e lo ripeto: quanti poeti bravi, persino belli e disinibiti sul palco, ho ascoltato in questi giorni! Me ne torno infatti a casa con una certa confusione: sono tutti replicanti di una stessa figura. Quante schiette poesie piene di sentimento, ma mica sbrodolose; sempre argute e profonde, dalla geometria magrelliana, dallo spunto deangelisiano, dal piglio buffoniano, e via dicendo. Tutti ben innestati nella salda matrice montaliana (ma del Montale neutralizzato, ovviamente, sia dal punto di vista ideologico sia dal punto di vista linguistico), tutti capaci di mostrare anche un lato sottilmente sperimentale e civile, all’occorrenza. Continua a leggere

L'immagine-manifesto della XIII edizione del Festival ParcoPoesia, 'Lavoro straordinario'

Moti di nostalgia nella de/generazione (1)

A seguito del mio coinvolgimento a Rimini, a ParcoPoesia, ho scritto al critico Roberto Galaverni la lettera aperta che propongo qui di seguito (dividendola in quattro parti, dal momento che è piuttosto lunga). Rappresenta per me una definitiva resa dei conti, su una stagione che interiormente avevo già chiuso da tempo, ma che l’occasione mi ha imposto di raccontare. Non esprimerò pensieri convenienti e garbati, sarò spietatamente sincero. Se qualcuno si sentisse offeso, intervenga tranquillamente nei commenti qui sotto. Non ho ovviamente alcuna pretesa di verità, anche se parlerò senza ipocrisia.

Moti di nostaglia nella de/generazione. Lettera aperta a Roberto Galaverni (1/4)

Invorio, 25-28 luglio e 4 settembre 2016

Caro Roberto, Continua a leggere

Revolution, di Emanuele Taglieri

Silenzio dalla Repubblica delle Lettere

(L’opera scelta come copertina è di Emanuele Taglieri.
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Nel riflettere, sul suo sito, in merito a una mia intervista e al libro Smarcamenti, affondi e fughe, Salvatore Anfuso ha riaperto la discussione intorno alla morte della poesia.

No, fermi tutti, specialmente quelli che passano di qui perché interessati alla poesia. So che della “morte della poesia” non ne potete più. Non ne posso più nemmeno io. E allora, perché ho ripreso l’insensata, esangue sigla? La poesia è viva, vivissima. Peccato che si sia trasformata in un fiume sotterraneo, che circoli esattamente dove più nessuno sappia ascoltarla, inverarla. Insomma, la poesia (italiana) è morta perché si è persa, perché vive nell’anonimato: non fatemi ripetere quanto è scritto nel programma di questo sito. Continua a leggere

Della poesia non bisognerebbe mai scrivere (di Davide Brullo)

Svetta sul nuovo numero di Atelier (il numero 81) l’articolo di Davide Brullo intitolato La mia Africa. Lo ripropongo qui di seguito. Ne approfitto per annotare che, nella risposta di Giuliano Ladolfi a tale articolo, si racconta che «la rivista ha vissuto un momento di grande disorientamento, quando da un giorno all’altro» io avrei «per una diversità di opinioni sulla pubblicazione di una poesia di pochi versi» «comunicato in modo irrevocabile» la decisione di abbandonare il periodico che avevo inventato, insieme a Giuliano. Mi sembra che questa descrizione degli eventi mi faccia passare per qualcuno che, in modo irresponsabile e a cuor leggero, per mero puntiglio e su una questione irrilevante, abbia arrecato un danno soltanto ad altri. Non mi interessa rimestare su eventi che riguardano un frangente delicato e anche doloroso della mia vita, voglio ricordare quell’età dell’oro con equilibrio, senza idealizzazioni nostalgiche o strappi rancorosi. Mi preme però annotare che le vicende che mi hanno condotto ad abbandonare Atelier non corrispondono a quel resoconto troppo sommario e di parte e tanto meno al senso suggerito da tutti gli impliciti di quelle frasi.

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Castelporziano, Festival 1979

La giornata mondiale della poesia

È primavera, amici, sbocciano i fiori, la luce risveglia la vita in ogni anfratto del mondo, gli uccellini cominciano a cantare… Ed è anche la Giornata Mondiale della Poesia, come ha decretato l’Unesco. Allora, almeno una volta all’anno, senza troppi imbarazzi, mettiamoci in fila per salire sul palco, prendere il microfono e magnificare le bellezze del creato, della vita, dei buoni sentimenti che ci ispirano…

Come non risultare snob nell’affermare apertamente che, a me, la Giornata Mondiale della Poesia sembra una Mondiale Cavolata?

Per carità, se vi serve mettere un appunto sul diario con scritto: “È l’ora della tua buona azione quotidiana” – se vi serve questo appunto, per compiere davvero una buona azione, prendete appunti, lasciate trillare i promemoria sui vostri cellulari, fatevi un nodo alla lingua. Se vi serve la retorica della poesia per cercare un libro di versi, ecco, oggi è il giorno giusto. Speriamo almeno che finiate per cercare della poesia buona, non il solito poeticume. Io, per me, rileggo la provocazione di Davide Brullo (apparsa ieri su “Libero”): Continua a leggere

Merda d'artista, di Piero Manzoni

I soliti stronzi

Mi tornano spesso in mente, chissà perché, questo paio di paginette con cui Edmondo Berselli apriva il capitolo Dev’essere stato Alberto Arbasino della sua bellissima “operetta immorale sugli intelligenti d’Italia” intitolata Venerati maestri (io ho la versione negli Oscar Mondadori del 2007, le parole che cito si trovano alle pagine 55-57):

Dev’essere stato Alberto Arbasino, quel giocoliere insigne, a diffondere nei giornali e nei reportage il paradigma fondamentale che impronta e regola la società culturale, cinematografica, teatrale, filosofica e, insomma, generale e totale della nostra scena pubblica. Come è noto a molti, il paradigma suona all’incirca così.

In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di «bella promessa» a quella di «solito stronzo». Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di «venerato maestro».

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