Stiamo diventando tutti uguali?

E alla fine divennero tutti uguali

Qualcuno era partito da toni vertiginosi, che fecero parlare di nuovo orfismo; altri nacque come campione della linea lombarda, svezzato con un certo espressionismo sperimentale; altri furiosamente abitava il linguaggio con estro psicanalitico, prima di trovare una dizione tersa e persino sapienziale.

Strano che alla fine tutti (e altri poeti ancora si potrebbero accostare, con appena qualche forzatura in più) si siano messi a scrivere libri composti per lo più da poesie brevi, spesso di un solo periodo, che diventano tasselli di un diario compatto di riflessioni. Poesie scarsamente caratterizzate da elementi strutturali forti, appena distinguibili in qualche scelta lessicale o qualche inflessione sintattica tipica.

Ecco, qui sotto vi presento una poesia di Milo De Angelis, una di Maurizio Cucchi, una di Cesare Viviani. Continua a leggere

geranei

Natale, di Attila Jozsef

Testo di Attila József tratto da Poesie. 1922-1937, Milano, Mondadori, 2002, nella traduzione di Edith Bruck

NATALE

Venti gradi sottozero almeno,
Il vento e gli uomini cantano
Le foglie sono morte, ma è nato un uomo;
Dalla nostra calda fede di seminatori
I campi sono seri riflessivi,
Le strade guidano con amore sicuro
I cuori frettolosi,
Triste l’affetto di chi sta riflettendo
Che si sta bene adesso anche senza finestre
Anche senza legna ci si scalda col fiato della gente.
Ma i gerani, dove li metteranno?
Su di noi sonoro netto il cielo canta
E il nuovo nato con rami germogliati
Attizza il fuoco per le fronti che hanno freddo.

 

Schermo

Risveglio in sala

Oggi, una poesia.

(Viene da qui)

 

«Ma sono slavi?» Rispose di sì,

o così almeno gli parve di dire

costretto alla parola per la forza

di quella voce

femminile e notturna, «sono salvi, Continua a leggere

Fotografia di Giorgio Mazzon

In calmissima luce. Per Giorgio Mazzon

Conobbi Giorgio Mazzon, se non ricordo male, nel giugno 2012, quando a un reading poetico interpretai alcuni miei testi circondato e protetto dai suoi Guerrieri silenti e disarmati, opere composte a partire da legni e altri materiali raccolti dal Po o dal mare. Così, mi hanno chiesto di partecipare a un libro in memoria dell’artita: In calmissima luceContinua a leggere

Rubinetteria Frattini di San Maurizio d'Opaglio (NO)

Italia ’57 (una fotografia)

Questa poesia, tratta da Il cielo di Marte, è un testo a me particolarmente caro, perché nasce da una fotografia (qui riprodotta come copertina) attraverso la quale mi rispecchio in mio padre – per misurare la distanza, ovviamente, anche nel momento in cui collassa nella somiglianza…

Fa riferimento nello specifico alla fabbrica di rubinetti di San Maurizio d’Opaglio e incide la mia poetica, come accennato qui, nelle postille. Continua a leggere

Il mago Merlino

Autodafè dello stregone

Mantengo la tradizione e pubblico una poesia che mi riguarda, inserita nella raccolta Sofegón carogna (Rovigo, Il Ponte del Sale 2011). L’autore, Maurizio Casagrande, si rivolge al sottoscritto con varie allusioni (stregone e mago rimandano ovviamente al mio vero cognome, il riferimento a Marte allude al mio libro di poesie edito da Einaudi, e così via). Non ricordo se l’accusa di aver «poco cervello» si riferisca a qualche questione particolare, ma credo che i versi che seguono mi denigrino complessivamente per il progetto dell’opera comune e, in generale, per l’avventura di Atelier. Continua a leggere

Un'altra storia

È un’altra storia, adesso

Questo che segue è il brano che ho letto ieri nell’evento teatrale per Simone Cattaneo. Si tratta di un brano cruciale alla fine del mio romanzo, quando la storia (e il romanzo stesso) si rompe e inizia, appunto, qualcosa d’altro. Chi era presente, e ancor più chi era con me in faccia al lago buio, dopo cena, saprà captare ancor meglio tra le righe, spero, ciò che è accaduto, ciò che accade ancora adesso: l’evento in cui siamo immersi.

Del canto di Davide, nella pienezza della vita

“Faccio un salto per cambiare la storia. Così. Proprio adesso. Continua a leggere

Diceria del poeta

Diceria del poeta

«Poiché per lungo tempo ti ho aspettata

e vanamente alle solite vie,

ho deviato il percorso

ho visitato luoghi oltre le mura

giurando e spergiurando

di vincerti con le mie fantasie. Continua a leggere

Taglia e incolla

Zmorovič prigioniero di sé stesso

Un altro brano a suo tempo tagliato dal romanzo Tutte le voci di questo aldilà.

Intanto Silvio aveva raggiunto l’aula per il ricevimento.

«Professore buongiorno», disse l’illustre genitore. Continua a leggere

Padri e figli

Padri e figli

Padri e figli

Si nasce sempre da padri malcerti.

E non basta una vita alla parola

come un dialetto storpia

che si impasta con quella più pulita

imparata per fare innamorare Continua a leggere