Fatica amica

Oggi ho ripreso a correre, dopo quasi due mesi di solo calcetto, con tanto di pausa natalizia prolungata peraltro. Solito percorso, sul confine tra cascine e boschi, su e giù per qualche collinetta.

Fatica, ovviamente. E la soddisfazione che nasce da fibre stanche e da liberazione di tossine.

Non è che il pensiero naufraghi, durante la corsa. Anzi. È solo che gira autonomo, fluttuando sul respiro che si increspa. Un pensiero un po’ sganciato dal corpo. O forse aiutato dal corpo, che si attiva e pensa, sottotraccia, con il suo linguaggio peculiare. Ed è nel cortocircuito di queste di lingue che scaturisce talvolta la pace, la visione, la consapevolezza. Continua a leggere

Promemoria 2020

Non si può far tutto, per soprammercato con intenzioni da perfezionista. Occorre scegliere – ovvero saper dire di NO, ad altri e a sé stessi. Pianificare. Vincere le abitudini. Evitare scelte impulsive – e controllare gli stimoli esterni. Creato il giusto ambiente, pensare sempre al “come” si fa qualcosa, più che a “quanto” si fa. Eleggere la lentezza a maestra di ispirazione. Continua a leggere

La biblioteca di casa

Il problema è noto e comune: come trovare nuovo spazio per i libri?

Tutto si complica, nel mio caso, per la notevole mobilità dei volumi, che compiono continue migrazioni, seguendo i miei interessi, le strategie stagionali, le previsioni di letture, le costellazioni che scorgo a indicarmi una strada. Continua a leggere

Sulla soglia di un nuovo romanzo

Sull’importanza dell’incipit di un romanzo e in particolare delle prime pagine si è già detto tutto. E’ dunque ben chiaro che se il matrimonio tra lettore e scrittore s’ha da fare, dipende proprio dall’inizio dell’opera. Forse però si può sottolineare ancora quanto le prime righe siano fondamentali per la generazione stessa dell’opera. Prima ancora che il lettore esista, quando è ancora solo un fantasma dietro la schiena dell’autore, l’avvio dell’opera è lo schiudersi dell’orizzonte definitivo. Se tale orizzonte verrà tradito, se dovesse esserci per qualsiasi ragione una superfetazione creativa, l’opera risulterà probabilmente corrotta, ibrida. Piuttosto, allora, converrà sostare davvero sull’incipit e provare tutte le variazioni possibili. Poi, trovata l’intonazione, sarà possibile procedere.

Oppure l’inizio si può anche fraintendere, trovare in seguito la giusta dimensione, e spostare la soglia più in là, cancellando la precedente e rimuovendone ogni traccia, ogni ombra, ogni odore?

Ricordare il piccolo trucco offerto ai miei alunni, bloccati sulla soglia di un tema: saltare l’inizio.

 

Lo scrittore è come Dio

Lo scrittore è come Dio: non sa contare, non sa andare oltre al numero uno. Continua a leggere

Il pensiero dell’altro

«Pensare è spostarsi» (P. Bigongiari); pensare è andare altrove, per cogliere l’hic et nunc nel suo fondamento.

E l’altrove non è evasione, ma inabissamento. L’altrove è ovunque. Stare altrove è la condizione eterna del viaggio, la radice (fissa) della metamorfosi.

Solo tale radice garantisce la sensatezza del delirio (de-lirare, uscire dal solco): perché sia un delirio fecondo, che dà nuova forma, trasforma l’alveo d’origine. Continua a leggere

L’officina dello scrittore

È sempre interessante (e forse anche un po’ perverso, ammettiamolo) spiare l’officina di uno scrittore. Io mi sono anche divertito con una piccola inchiesta. Più che carpire gli strumenti e i riti, ci interessa scoprire il metodo che governa l’intuizione, che la promuove e la sostiene affinché si concretizzi. E per metodo si intende ovviamente anche l’apparente assenza di regole con cui un’arte si manifesta. Continua a leggere

L’amore che fu

Accolgo ogni nuovo numero di Atelier con sentimenti contrastanti. Il moto spontaneo di interesse si dissolve quasi sempre al primo impatto. Mi basta sfogliarla e adocchiare i titoli per sentire il bisogno di archiviarla. È stata la mia rivista, ora mi appare completamente estranea.

Immagino sia un problema mio e non voglio ricavarne immediatamente un giudizio di valore. È come quando si lascia una ragazza amata perdutamente. Del resto, anche  la rivista ha rimosso il mio nome. Non che debba ovviamente comparire nell’attuale redazione, ma c’è stata, di fatto, una prima serie, anche se questa discontinuità non è stata riconosciuta. E  di quella serie, peraltro, non ero solo uno dei due direttori, ma l’ideatore. Continua a leggere

Senza patria

Dall’atomo alla molecola, dalla molecola all’organulo, dall’organulo alla cellula, dalla cellula al tessuto, dal tessuto all’organo, dall’organo all’apparato, dall’apparato all’organismo; e poi dall’organismo alla popolazione, dalla popolazione alla comunità, dalla comunità all’ecosistema, dall’ecosistema alla biosfera: il viaggio della coscienza dal nulla al trascendimento di sé stessa è inscritto anzitutto nella natura. Continua a leggere

Che cosa chiedere alla poesia, che cosa la poesia chiede a noi

Il solo amo per costringere il poeta a uscire dal suo bozzolo creativo è l’inquisizione costante dei propri confini, di qualunque natura siano (stilistici, lessicali, filosofici, esistenziali…). Peraltro, un critico a che cosa serve, nel lato del suo volto indirizzato allo scrittore medesimo (essendo l’altro rivolto al lettore), se non a imporre il confronto col proprio limite fondativo, perché l’autore non si adagi entro una cifra riconosciuta e, per questo, pericolosamente gratificante? Continua a leggere