Andare in pellegrinaggio sull’ermo colle, serve all’interpretazione dell’Infinito?
Sul numero 80 di Atelier, dicembre 2015, Giuliano Ladolfi dedica diverse pagine al mio romanzo, in una lettura tanto generosa e appassionata quanto, a mio parere, incapace di oltrepassare quella soglia di sbarramento, quel limite iniziatico e protettivo che, me ne rendo sempre più conto, metto a recinzione delle mie opere.
Questo lavoro mi appare quindi, in definitiva, depistante, almeno per una certa tipologia di potenziali lettori, ancorché ovviamente rimanga una lettura del tutto legittima. Si sta sommando ad altre interpretazioni che mi giungono, anche in modo informale, che stanno generando in me una serie di riflessioni, che mi riprometto di formalizzare e pubblicare quanto prima. Intanto, basti questo spunto: il romanzo, afferma Ladolfi, è la “trasfigurazione” di eventi di cui egli stesso è stato testimone. Ebbene, possono l’aneddotica delle origini, il feticismo biografico, la storia spicciola spiegare il valore dell’opera? Grazie comunque a Giuliano per il suo amarcord, che ci ha permesso di incrociarci ancora, sebbene si andasse in direzioni opposte: lo rileggo con piacere, senza nostalgia, misurando anzi il senso di allontanamento, di crescita, di sviluppo del desiderio. Continua a leggere