Lo sguardo interno della scrittura. Avvicinamento alla poesia di Sanesi

E a questo proposito, vedi, non è che in certi momenti non abbia avvertito quella specie di prurito mentale accompagnato da assenza di peso e ronzìo negli orecchi e vaga sensazione di distacco che preannuncia lo stato poetico, ma qualsiasi cosa fosse quello che veniva fuori (“dentro”) fra me stesso e la mano in registrazione di parole mi pareva già perduto, ricalcato, come quando osservando il paesaggio da un’altura e vedendo che altre colline e avvallamenti e conche e rilievi prendevano forma in continua mutazione mi veniva suggerito che anche l’intelletto ha le sue colline e montagne e valli ecc., e tuttavia tutto, pronto a lasciarsi organizzare, l’avevo già sentito da qualche parte, variazione o metafora o che altro diavolo fosse, mentre mi pareva nello stesso tempo che ogni cosa fosse solo e semplicemente se stessa, in modo inequivocabile, e che farla “altra” non sarebbe stato che un inutile, risibile tradimento.

R. Sanesi, La polvere e il giaguaro

(L’opera scelta come copertina è di Alessandro Papetti.
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Italo Calvino dedicò una delle sue celeberrime Lezioni americane alla categoria estetica della visibilità. Scrisse: Continua a leggere

La violoncellista, di Michael Kruger

Il 2002 è stato un anno importante per la promozione di Michael Krüger in Italia. L’autore tedesco (nato in Sassonia nel 1943) poteva allora annoverare fra le proprie opere un’antologia poetica per Donzelli (Di notte tra gli alberi) e un romanzo (La violoncellista) edito da Einaudi, che in precedenza aveva già dato alle stampe Perché Pechino? nel 1987. Ma si possono ricordare anche altri testi poetici inclusi nel numero di settembre della rivista «Atelier» di quell’anno, proposti nella versione di Federico Italiano, per segnalare la penetrazione capillare, a più livelli, della sua opera vasta e poliedrica. Continua a leggere

Il sogno alchemico di fondere Occidente e Oriente: Kikuo Takano

Il sogno alchemico di fondere Occidente e Oriente, la terra delle ombre e la terra dell’alba, si realizza poeticamente nell’opera di Kikuo Takano.

Quanto il Giappone sia attratto dalla cultura occidentale è dato ormai secolare che trova riscontro in tutti i settori della vita moderna; quanto fascino la misteriosa e spesso segreta terra del Sol Levante eserciti sulla nostra fantasia è, parimenti, esperienza assodata. Eppure sorprende scoprire la voce di un poeta nipponico che si è imposto all’attenzione tardi, dopo una lunga disciplina personale, superate stagioni letterarie sperimentali e senza costrutto; sorprende trovarla intrisa di Heidegger, punta da tormenti esistenziali che consuonano perfettamente con i nostri; stupisce perché, questi elementi, fioriscono senza contraddizione nell’alveo di una lirica che è nello stesso tempo riconoscibilmente diversa dalla nostra. Continua a leggere

Il rumore dell’aria: la poesia di Bernard Noël

«Ti do il mio cuore per il tuo fegato», recita un testo di Bernard Noël compreso nell’antologia Il rumore dell’aria (Poesie scelte 1956-1993, Ed. del Leone, 1996). Ma non sono poesie che si crogiolano macabramente in contorti avvinghiamenti fisici quelle di Noël, seppure alcuni versi siano intrisi di un forte senso del corpo e della materia in generale. Continua a leggere

Leggere Scotellaro

1. Se il Neorealismo rappresenta una categoria storiografia appurata della letteratura del nostro secolo, la clamorosa mancanza di una produzione poetica neorealista (clamorosa rispetto alla narrativa e soprattutto al cinema) viene solitamente attenuata ricorrendo alla citazione di Rocco Scotellaro. In effetti, l’acceso dibattito culturale che seguì alla Seconda Guerra Mondiale, piuttosto che dettare forme e oggetti in seno alla poesia (che chiede costitutivamente tempi lunghi e profondità di elaborazione, capacità, in altre parole, di bruciare le insidie della retorica riportando ogni stimolo “esterno” a un movente intimo alla coscienza individuale), suscitò un generico orientamento culturale che impose forti interrogazioni a tutti gli autori, dando origine a una stagione neorealista le cui ondate “ispirative” si protrassero ben oltre l’immediato dopoguerra. Continua a leggere

Giudici traduttore

Un critico smaliziato potrebbe distinguere nel quaderno di traduzioni di Giovanni Giudici A una casa non sua. Nuovi versi tradotti (1955-1995), che segue il precedente Addio, proibito piangere uscito da Einaudi nel 1982 (ma bisogna ricordare almeno anche le assai apprezzate traduzioni dell’Evgenij Onegin di Puškin e degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola), i fili che compongono l’ordito di un’ideale coerenza fra le traduzioni e le opere poetiche dell’autore. Continua a leggere

Il padre degli animali, di Andrea Di Consoli

(La fotografia in copertina è di Dino Ignani.
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Il padre degli animali di Andrea Di Consoli non è un romanzo, ma un canto che buca le vicende, brucia i confini e risale i tempi per narrare la storia universale dei padri, esseri piegati al loro destino con quel cieco eroismo che li parifica alle bestie e nello stesso tempo li condanna alla malattia del pensiero, della consapevolezza interrogante. Questo è il canto testardo di chi continua a scavare con le unghie per trovare una vena di senso nel vuoto che ci circonda, nonostante il terribile stupore che ci rapisce non appena si tende la vista dentro il nulla che abbraccia il mondo rotondo, in cui l’uomo si perde fino a imparare come sia impossibile e drammatico ricongiungersi all’origine, e insieme come sia ineluttabile, perché persino andare sempre avanti, fedeli alla ricerca del bene migliore, significa svolgere la propria parte dentro la ripetizione del medesimo mito, che ci fa uomini esponendoci per sempre alla solitudine: nostro unico nostos è la perdita. Continua a leggere

La velocità del pensiero: Czesław Miłosz

Qual è la velocità del pensiero?

A leggere certi scrittori, verrebbe da fare un elogio alla lentezza, per come sembrano regalarci tempo attraverso pagine così ponderate e sontuose, come avessimo davanti l’eternità per assaporarli; altri, invece, ci dànno la scossa adrenalinica di un pensiero che va dritto alla meta senza compiacimenti, istintivo e fulmineo. Continua a leggere

I poeti sono una setta, anzi, almeno lo fossero!

Lettera aperta a Giorgio Anelli

Caro Giorgio,

rispondo in pubblico alla tua lettera per ragioni che, spero, si chiariranno nelle righe che seguono.

In fondo la domanda che hai posto è la più semplice, ma anche la più terribile: “Perché si scrive?”. A me è sempre piaciuto declinarla in modo più concreto: “Per chi si scrive?”. La seconda domanda può permetterci di mitigare la portata esistenziale della prima, quasi restituendo l’attività dello scrittore a quella di un artigiano (oh, atelier). Se la scrittura fosse un mestiere, o anche soltanto un hobby, non ci sarebbe tanto da rimuginare con la testa. “C’è un pubblico che attende il mio nuovo libro; mi piace passare il tempo in questo modo”. Eppure, come ben sai, soprattutto per chi scrive poesia, la questione lievita. E non la evito nemmeno io, sebbene preferisca affrontarla in modo schietto, senza troppa schiuma. Continua a leggere

Di libri-gioielli, da editori per collezionisti folli e squattrinati

Se incontrassi da qualche parte (in treno, sulla metropolitana, sulla panchina di un parco) un individuo con in mano un libro di poesia non suo, a fatica conterrei l’istinto di abbracciarlo. Allo stesso modo ho, come tanti, la presunzione di farmi un’idea abbastanza precisa di una persona, quando ho l’opportunità di osservarne la libreria o anche solo qualche libro su uno scaffale. Non che pretenda che tra i dizionari domestici ci debba essere il Battaglia; io sono uno che adora anche i tascabili, i libri che implorano di essere chiosati, le pagine che invitano a fare le orecchiette, le opere da lettura sadomaso. Continua a leggere